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giovedì – 13 Novembre 2025

Sostanze dopanti in Italia: rischi e leggi da conoscere

La Corte di Cassazione Penale ha esaminato un ricorso contro una sentenza della Corte di Appello di Brescia relativa a un caso di ricettazione. L’imputato era stato riconosciuto colpevole di avere ricevuto sostanze dopanti e condannato a sei mesi di reclusione e 200 euro di multa. Il difensore ha contestato la sentenza per diversi motivi, tra cui la presunta nullità per difetto di contestazione del reato.

In particolare, si lamentava che la Corte avesse considerato la provenienza illecita delle sostanze senza un’adeguata specificazione del reato presupposto. Il difensore ha sostenuto che l’accusa non era stata denunciata in modo chiaro e che la sentenza si riferiva a fatti non contestati.

La Corte ha deliberato che i motivi del ricorso fossero infondati. Ha affermato che la condotta illecita era stata correttamente descritta e riguardava anche l’approvvigionamento delle sostanze. Inoltre, si è ribadito che il reato di ricettazione può concorrere con il commercio di sostanze dopanti, senza necessità di accertare la commissione del delitto presupposto.

Infine, la Corte ha concluso che l’imputato non aveva presentato alcuna richiesta formale per la sostituzione della pena detentiva, escludendo quindi l’obbligo di motivare sulla sussistenza dei presupposti per tale sostituzione. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna alle spese processuali e a una somma per ammende.

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