domenica, Ottobre 6, 2024
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Sono rinato grazie alla scherma e alla fede

Amelio Castro Grueso è un atleta colombiano, schermidore e rifugiato, la cui vita è stata segnata da enormi difficoltà. Dopo aver perso la madre a soli 16 anni e aver subito un incidente che gli ha privato dell’uso delle gambe a 20, Grueso ha affrontato un lungo periodo di isolamento in ospedale in Colombia. Durante questi anni, ha scoperto la fede, trovando nella spiritualità la forza di affrontare le avversità. “Ho capito che se credi, alla fine le cose si risolvono,” afferma, riconoscendo di sentirsi privilegiato per la capacità di superare le prove.

La sua passione per lo sport è emersa in seguito. Grueso ha deciso di dedicarsi alla scherma dopo una deludente esperienza nel basket, attratto dalla disciplina e dal supporto di un allenatore italiano, Daniele Pantoni. Questo incontro casuale durante una tappa della Coppa del mondo nel 2018 lo ha portato a viaggiare in Italia, dove ora vive come rifugiato in un centro di accoglienza a Roma.

Il suo percorso sportivo ha raggiunto una tappa significativa con la partecipazione alle Paralimpiadi di Parigi. “Ho lottato tanto per arrivarci e ho capito che la vita è uno specchio, ricevi quello che dai,” racconta Grueso, dimostrando la sua resilienza e ottimismo. Con il desiderio di ispirare i più giovani attraverso la sua storia, ha scelto di scrivere un libro e puntare a vincere una medaglia olimpica, sperando che il suo messaggio possa raggiungere un pubblico più ampio.

Nonostante fatiche quotidiane come il lungo viaggio per raggiungere la palestra e la sfida di vivere da rifugiato, Grueso mantiene alta la sua fiducia. “È difficile, ma se ce la faccio io, possono farcela tutti,” dichiara, trasmettendo un messaggio di speranza. Tuttavia, Grueso affronta un nuovo ostacolo: a fine ottobre dovrà lasciare il centro di accoglienza, con il rischio di rimanere senza una casa. Nonostante ciò, la sua fede rimane incrollabile. “Non sarà facile, ma se Dio non mi ha abbandonato in ospedale, non lo farà adesso,” conclude con determinazione, rappresentando un esempio luminoso di resilienza e speranza.

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