Si prevede un aumento dell’incidenza dell’influenza australiana in Italia a partire dalla fine di novembre. Le Regioni hanno già avviato le campagne di vaccinazione e sono stati registrati i primi casi. Gianni Rezza, esperto di malattie infettive, ha segnalato che l’influenza australiana è stata identificata in Italia all’inizio di ottobre e ha sottolineato che la scorsa stagione è stata caratterizzata da un’ampia circolazione dell’H1N1, con oltre 10 milioni di casi segnalati. Quest’anno, tuttavia, in Australia è prevalso l’H3N2, pertanto si teme una diffusione elevata del virus nei prossimi mesi, con una maggiore suscettibilità tra i bambini.
Rezza ha affermato che l’H3N2 potrebbe causare più contagi tra i bambini, che non hanno avuto esposizione negli anni precedenti, e questi potrebbero trasmettere il virus agli adulti. Inoltre, è stato isolato anche l’H1N1, rendendo difficile prevedere quale sottotipo prevalga.
Per quanto riguarda i sintomi, essi sono simili tra i vari sottotipi dell’influenza A. Chi contrae il virus può presentare febbre alta, brividi, mal di testa e dolori ossei. Ci sono rare complicazioni, soprattutto nei soggetti fragili, che possono includere polmoniti, miocarditi e encefaliti. L’H3N2 ha la caratteristica di mutare frequentemente, il che potrebbe influenzare l’efficacia dei vaccini, ma si prevede che sarà il sottotipo dominante.
Il Ministero della Salute raccomanda la vaccinazione per le categorie più vulnerabili, inclusi gli over 60, i bambini a partire dai sei mesi e le persone con malattie preesistenti. Anche gli operatori sanitari sono invitati a vaccinarsi. È consigliato somministrare simultaneamente il vaccino antinfluenzale e quello contro il Covid-19 per una maggiore protezione.
La prevenzione attraverso la vaccinazione rimane cruciale, soprattutto con l’arrivo dell’influenza australiana, e le autorità sanitarie sono in allerta per monitorare l’andamento della malattia e fornire le necessarie indicazioni alla popolazione.