Simonetta Kalfus, 62 anni, è deceduta il 18 marzo dopo aver subito un intervento di liposuzione il 6 marzo in uno studio medico privato a Roma. Dopo l’operazione, ha iniziato a manifestare forti dolori, inizialmente considerati normali post-operatori. Tuttavia, la sua situazione è rapidamente peggiorata, portando al ricovero all’ospedale Grassi di Ostia, dove è entrata in coma irreversibile. La Procura di Roma ha disposto il sequestro della sala operatoria e ha avviato indagini su tre medici per omicidio colposo: il chirurgo Carlo Bravi, che aveva già una condanna per lesioni, l’anestesista Francesco Iandimarino e la dottoressa Eleonora Valletta, che l’ha dimessa dall’ospedale di Pomezia.
Un’autopsia ha rivelato che la causa della morte è stata una sepsi, probabilmente causata da una gestione post-operatoria inadeguata. La figlia di Simonetta ha denunciato le condizioni in cui si trovava la madre, riferendo che l’intervento era stato più esteso del previsto e che la paziente presentava buchi ovunque. Gli investigatori stanno analizzando le cartelle cliniche e hanno incaricato un collegio peritale per esaminare il percorso medico di Simonetta. Resta da chiarire se un trattamento più tempestivo avrebbe potuto salvarla e se l’intervento fosse stato eseguito in una struttura adeguata. La vicenda ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e sul rispetto delle normative sanitarie negli interventi di chirurgia estetica. La figlia chiede giustizia per quanto accaduto.