La sentenza della Corte di Assise di Roma ha condannato Raul Esteban Calderon all’ergastolo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, conosciuto come ‘Diabolik’, avvenuto il 7 agosto 2019. Tuttavia, i giudici non hanno riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso. La giornalista Francesca Fagnani ha commentato che a Roma persiste una resistenza culturale nel riconoscere certi comportamenti come mafiosi. L’ultima inchiesta condotta dai carabinieri ha rivelato un sistema ben strutturato che ruotava attorno a Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, i quali esercitavano un monopolio sulla droga a Roma. Calderon, secondo Fagnani, era un membro di spicco di questo gruppo e non aveva un ruolo marginale.
Fagnani, autrice del libro ‘Mala. Roma Criminale’, esprime stupore per il mancato riconoscimento dell’aggravante nella sentenza, sottolineando che gli omicidi di Piscitelli e di Shehaj a Torvajanica, oltre al tentato omicidio dei fratelli Costantino, erano tutti connessi a un medesimo gruppo operante. La condanna di Calderon mette in evidenza la complessità delle dinamiche criminali a Roma e la difficoltà nel classificare certi episodi all’interno della cornice mafiosa, nonostante le evidenze delle inchieste e le relazioni tra i vari crimini.
In conclusione, la condanna di Calderon e l’assenza dell’aggravante mafiosa aprono a riflessioni più ampie sui legami tra criminalità e società nella capitale italiana, confrontando le percezioni culturali e giuridiche attorno ai fenomeni mafiosi.