I dati della CGIL, basati sulle rilevazioni del ministero dell’Interno, mostrano un aumento della tensione nel mercato degli affitti in Italia. Nel 2024, gli sfratti emessi hanno superato i 40mila, arrivando a 40.158, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente. Circa il 47% di questi provvedimenti proviene dai capoluoghi di provincia.
La principale ragione degli sfratti è la morosità, che da sola conta 30mila provvedimenti. A questo si aggiungono 2mila sfratti per necessità del locatore e oltre 8mila per fine locazione. Quest’ultimo aspetto rappresenta un fenomeno strutturale, poiché molti proprietari intendono recuperare gli immobili per affitti brevi turistici, considerati più redditizi delle locazioni residenziali tradizionali. Questa situazione sta portando a un aumento delle famiglie a basso reddito espulse dalle abitazioni, contribuendo a una diffusione del lavoro precario.
La pressione abitativa è accentuata dalle richieste di esecuzione di sfratti, in crescita a 81mila, con un aumento del 10%. Tuttavia, il numero di sfratti eseguiti con l’intervento dell’ufficiale giudiziario rimane stabile, superando le 21mila unità.
Analizzando la situazione regionale, il fenomeno é particolarmente marcato nel Nord e nel Centro. La Lombardia guida la classifica con 6.574 sfratti, seguita dal Lazio con 6.101. Altre regioni con numeri elevati includono la Campania (4.595) e il Piemonte (4.058). Le province con meno provvedimenti sono la Calabria (172), il Molise (103), la Valle d’Aosta (85) e la Basilicata (81).
