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sabato, 7 Dicembre, 2024
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Senza investimenti, il successo della riforma è a rischio

La proposta di riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina prevede l’abolizione del test d’ingresso, favorendo un semestre ‘filtro’ di iscrizione libera. Aldo Bruno Giannì, presidente del comitato di direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, sottolinea che per garantire la qualità dell’insegnamento durante i primi sei mesi, è fondamentale un adeguato supporto finanziario e organizzativo. Senza questi investimenti in spazi, attrezzature e personale docente, la qualità della formazione rischia di deteriorarsi.

Giannì esprime un’opinione positiva sulla riforma proposta dalla VII Commissione del Senato, che mira a selezionare i futuri medici non attraverso test di breve durata, ma tramite una valutazione basata sulle esperienze del semestre iniziale. Questo approccio, se ben supportato, potrebbe migliorare il processo di selezione. Tuttavia, se non verrà fornito il sostegno necessario, si potrebbe assistere a un abbassamento della qualità educativa dei corsi di studi.

In merito alla capacità delle università di accogliere un numero maggiore di studenti, Giannì afferma che attualmente non sono pronte. Parlando specificamente per l’Università Statale di Milano, la quale è seconda solo alla Sapienza di Roma in termini numerici, Giannì manifesta preoccupazioni su questo aspetto. Si aspetta che, oltre alla modifica delle normative, vengano introdotti decreti attuativi per garantire un supporto completo al progetto, altrimenti si rischia di compromettere l’obiettivo di ottimizzare la selezione dei medici futuri.

Un altro tema di dibattito riguarda il destino degli studenti che non accederanno alla Facoltà di Medicina dopo il semestre di filtro. Si prevede che possano utilizzare i crediti formativi accumulati in questo periodo per altri corsi di laurea, ma Giannì ammette che rispondere su questa questione è complesso, poiché non sono ancora definiti i corsi specifici e il valore dei crediti formativi universitari relativi.

Egli conclude sottolineando che, sebbene questi sei mesi di formazione non siano stati sprecati dal punto di vista dell’apprendimento, il giudizio complessivo sulla riforma sarà positivo solo se ci sarà un adeguato investimento, altrimenti rischia di non produrre risultati efficaci.

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