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Se le mamme respirano aria inquinata, i neonati pesano meno


L’inquinamento nuoce alla salute anche di chi non è ancora nato. A dimostralo uno studio dell’University of Bergen in Norvegia, che sarà presentato al congresso della European Respiratory Society, dal 9 al 13 settembre a Milano. I ricercatori sostengono che i bambini le cui mamme sono state esposte ad alti livelli di inquinanti durante la gravidanza hanno un peso più basso alla nascita.

Lo studio

Per giungere a questa conclusione gli scienziati norvegesi hanno esaminato i dati relativi a 4.286 bambini ed alle loro madri, residenti in cinque diversi paesi europei: Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda ed Estonia. Incrociando le informazioni sul peso alla nascita e i valori degli inquinanti nella zona di residenza, i ricercatori hanno scoperto che livelli più elevati di inquinamento, anche nei limiti fissati dalla normativa europea, erano collegati a pesi alla nascita inferiori. La riduzione del peso accertata è compresa tra i 46 e i 56 grammi che, seppur modesta, per gli studiosi rappresenterebbe un indicatore degli effetti nocivi dell’aria inquinata.

Le preoccupazioni dei ricercatori

«I nostri risultati suggeriscono che le donne incinte esposte all’inquinamento, anche a livelli relativamente bassi, danno alla luce bambini più  piccoli», commenta Mzati Sinsamala, uno degli autori dello studio, preoccupato soprattutto per gli effetti del basso peso alla nascita sulla salute polmonare. «Il momento in cui i bambini crescono nel grembo materno è fondamentale per lo sviluppo dei polmoni. Sappiamo che i bambini con peso alla nascita inferiore sono suscettibili alle infezioni toraciche e questo può portare successivamente a problemi come asma e Bpco», aggiunge.

I danni delle micro e nanoplastiche

Non pochi danni derivano anche dalle micro e nanoplastiche che, agendo come interferenti endocrini, possono nuocere sia al feto che al bambino una volta venuto al mondo. E dai recenti dati diffusi dai ricercatori dell’Università Cattolica di Piacenza, protagonisti di Agrifoodplast, non ci sono buone notizie nemmeno su questo fronte. Ogni anno si depositano sui terreni agricoli 63mila tonnellate di micro e nanoplastiche in Europa, 44mila tonnellate negli USA, principalmente tramite la contaminazione di acque e materiali plastici usati in agricoltura. Pur in assenza di dati certi, molte di queste invisibili particelle finiscono nei nostri piatti e l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ingeriamo fino a 6900 particelle di microplastiche per litro di acqua potabile, fino a 10.040 in birre e latte, oltre una per grammo nel pesce. L’introito complessivo giornaliero varierebbe fino a un massimo di 1.395 particelle di plastiche ingerite con il cibo, 20,8 tramite l’acqua e di 170 al giorno per semplice inalazione.

 

 



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