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Scuola, il pediatra: "Proposta Valditara favorisce conoscenza e integrazione"


“Bilanciare la presenza di alunni stranieri evita classi ghetto e facilita l’arricchimento multiculturale reciproco”. L’analisi di Italo Farnetani

Scuola, il pediatra:

“La proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito, di contingentare la presenza di studenti stranieri nelle classi, è positiva perché favorisce l’inclusione e l’integrazione e contrasta in modo netto le discriminazioni“. Dal pediatra Italo Farnetani arriva un “plauso” al progetto annunciato via social da Giuseppe Valditara. “Finirebbero così le classi ghetto, da un lato, e quelle della cosiddetta ‘società bene’ dall’altro”, spiega l’esperto all’Adnkronos Salute. Bilanciare la componente di alunni stranieri “faciliterebbe la conoscenza reciproca all’interno delle classi – è convinto il docente di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta – con un arricchimento multicuturale che è il presupposto per una convivenza sana e produttiva”.

“Partiamo dai numeri“, premette Farnetani. “In tutta la popolazione residente in Italia – calcola il medico – i minori che hanno entrambi i genitori stranieri rappresentano l’11,5% del totale”. Ma le percentuali variano ‘zoomando’ sulle diverse fasce d’età: “In quella asilo-elementari – precisa – gli alunni con entrambi i genitori stranieri sono il 14%, una quota che scende al 10,5% tra i ragazzini in età da scuola media, per ridursi ulteriormente al 9% a 16 anni, quando finisce l’obbligo scolastico”.

Secondo Farnetani, “la percentuale di studenti stranieri nelle classi andrebbe modulata proprio tenendo conto di queste differenze”, così da rispecchiare dentro l’aula quello che è oggi la società italiana. “La proposta di un 20% di alunni con entrambi i genitori stranieri è dunque appropriata per gli asili e la scuola primaria – evidenzia il pediatra – mentre per la secondaria potrebbe essere ulteriormente ridotta. Questo nell’interesse di tutti i bambini, sia quelli che hanno uno o entrambi i genitori stranieri, sia quelli che hanno uno o entrambi i genitori italiani”.

Lavorando a un ‘melting pot’ proporzionato nelle scuole, ragiona Farnetani, “ci sarà uno scambio tra le varie culture e i vari stili di vita. Sarebbe più semplice costruire in classe le basi per una società multiculturale, fondata sulla conoscenza e l’arricchimento reciproco”, ribadisce il medico.

“Creare un ‘gruppo classe’ che riflette realmente la composizione della società nel suo complesso” è l’obiettivo da perseguire agli occhi del pediatra. “I bambini con i genitori stranieri, che in grandissima maggioranza sono nati in Italia – ricorda – grazie alla conoscenza reciproca” favorita da un mescolamento bilanciato “potranno identificarsi nel gruppo dei coetanei e quindi integrarsi completamente nella società in cui vivono. Questo – avverte il pediatra – non avviene invece quando ci sono classi in cui è maggioritaria la percentuale di alunni stranieri. Perché in tal caso il gruppo classe non rappresenta la società esterna, ma diventa” appunto un ghetto, “un luogo di esclusione e di discriminazione”.

Farnetani invita a rivolgere particolare attenzione alle “classi del tempo pieno”, dove il ‘rischio ghetto’ “è ancora più alto perché i genitori stranieri, potendo contare meno sul supporto di altri familiari, hanno bisogno di scuole che garantiscano un’apertura più prolungata” e privilegiano per i figli il tempo pieno. “Per i bambini stranieri queste classi ghetto sono un danno – insiste l’esperto – Non solo dal punto di vista relazionale, ma anche di apprendimento, soprattutto linguistico. E’ noto infatti che l’italiano, specie nei primi anni, si impara con un ‘bagno di linguaggio‘. E alla fine, nelle classi ghetto, l’italiano si parla molto poco e spesso male”. Le fondamenta della multiculturalità, è il messaggio del medico dei bimbi, si gettano coltivando l’armonia. La ricchezza della diversità.


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