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venerdì – 18 Luglio 2025

Scorie Radioattive in Italia: Proteste e Futuro Incerto

Negli ultimi anni, la gestione dei rifiuti radioattivi in Italia è diventata un tema centrale per il governo. Recentemente, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato che il deposito nazionale per questi rifiuti dovrebbe essere operativo entro il 2039, con un’autorizzazione unica prevista per il 2029. Tuttavia, la scelta dei siti rimane incerta e dipenderà da un accordo con le Regioni.

La nuova Carta nazionale delle aree idonee, ancora in attesa di una Valutazione ambientale strategica, propone 51 località potenzialmente adatte, coinvolgendo regioni come Lazio, Basilicata e Sardegna. Già oggi, l’Italia si confronta con oltre 32 mila metri cubi di scorie radioattive, equivalenti a dieci piscine olimpioniche, e la maggior parte del combustibile nucleare irraggiato è attualmente stoccata in oltre 100 mini-depositi sparsi in tutto il paese.

In Basilicata, l’associazione “Scanziamo le Scorie” ha richiamato alla memoria le proteste del 2003 contro un progetto simile, promettendo mobilitazione in caso di nuovo intervento. In Sardegna, il presidente del Consiglio regionale ha dichiarato il suo netto dissenso, affermando che non accetteranno imposizioni riguardo ai rifiuti.

Il governo prevede un dialogo con le Regioni, ma la mancanza di un accordo finale potrebbe far sì che il Consiglio dei ministri prenda decisioni unilaterali. Ciò suscita critiche presenti in fase di discussione, con l’opposizione che lamenta la mancanza di trasparenza nella gestione della questione.

Infine, il combustibile irraggiato raccolto all’estero dovrà tornare in Italia, mentre il governo sta valutando la possibilità di rinegoziare accordi con la Francia per il suo utilizzo in reattori di quarta generazione. Parallelamente, si discute in ambito europeo della creazione di un deposito geologico comune per i rifiuti ad alta attività.

Rielaborazione: StraNotizie.it
Fonte: italia-informa.com

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