L’universo non è eterno. I fisici se ne sono resi conto a partire dalla prima metà del ventesimo secolo, grazie ai progressi della fisica e della cosmologia introdotti da geni come Einstein, Lamaître ed Hubble.
Consapevoli che l’universo non è sempre esistito e che molto probabilmente non durerà per sempre, gli scienziati moderni hanno cominciato a riflettere su quale potesse essere la sua fine, considerando ovviamente le leggi della fisica che formano le teorie della relatività di Einstein, della meccanica quantistica e della gravitazione universale.
Uno dei possibili scenari che sono stati introdotti abbastanza di recente, sul finire degli anni Novanta, è quello del Big Rip, ovvero del “grande strappo”. Essa prevede che a seguito dell’eccessiva espansione dell’universo, ogni atomo che compone ciascuna stella, pianeta, nebulosa, galassia ed essere vivente presente nello spazio si allontanerà da qualsiasi altra forma di materia, provocando un dissolvimento generale dell’universo stesso da cui scaturirà il nulla.
In questo modello la stessa materia di cui sono composte le nostre membra si troverebbe stiracchiata dalle forze che stendono lo spazioche occupa il nostro corpo oltre il concepibile e non ci sarebbe un solo punto dell’universo in cui le particelle che formano gli atomi, i protoni e i neutroni, si potrebbero aggregare per formare qualcosa di tangibile.
Se il Big Rip dovesse avvenire realmente, il destino di tutte le cose sarebbe quindi già segnato e l’oscurità avanzerebbe di anno in anno, con il proseguire dell’espansione. Da quando questo modello è stato formulato, gli scienziati hanno cercato tuttavia di comprendere meglio cosa provoca quest’espansione, ma i tentativi finora compiuti non sono riusciti a raggiungere questo obiettivo.
Alcuni credono che ad aver provocato quest’espansione sia stata l’esplosione del Big Bang, a sua volta avvolto da un alone di mistero, a seguito delle diverse domande ancora irrisolte sulla sua origine. Altri scienziati invece credono che a provocare questa eccessiva espansione sia l’energia oscura, una sostanza che permea l’intero universo e che funge da motore fantasma per alcuni movimenti inspiegabili delle galassie.
Considerando che non si conoscono ancora le caratteristiche dell’energia oscura né cosa la produce, gli scienziati dubitano che sia possibile contrastarla, andando così a rallentare l’espansione mortifera del cosmo, anche perché le dimensioni di questo processo sono al di là di qualsiasi soluzione umana o raggiungibile da ciascun essere vivente dell’universo. L’espansione coinvolge infatti ogni angolo dell’universo, anche la “bocca dei buchi neri” e lo spazio che separava gli elettroni dal cuore di un atomo
Un gruppo sempre più folto di ricercatori, fortunatamente, sta cominciando a dubitare che il Big Rip possa realizzarsi davvero. Innanzitutto perché è davvero fin troppo difficile stendere l’universo al punto da farlo evaporare nel vuoto. Le energie richieste per questo supererebbero quelle prodotte dall’esplosione del Big Bang. Inoltre qualcosa, nell’universo buio del Big Rip, continuerebbe ad esserci sempre e comunque. Questo qualcosa sarebbero i quark e le stringhe, la cui esistenza sfida proprio il concetto di energia oscura e di strappo cosmico, visto che non possono essere fatti a pezzi come gli atomi e si materializzano nel vuoto.
Non c’è però da essere molto allegri, nel caso in cui il Big Rip si rivelasse un modello sbagliato. Gli scienziati hanno proposto infatti altri studi, in grado di descrivere i possibili esiti dell’universo. Ognuno di questi prevede una fine traumatica per il nostro cosmo e l’unica consolazione che possiamo trarre nello studiare questi modelli è il sapere che la fine di tutte le cose avverrà tra miliardi e miliardi di anni.