“Vogliamo che la gente sappia che non siamo animali, bestie, non siamo killer per sempre”. Francesca Fagnani sceglie di portare sul palco di Sanremo 2023 le voci dal carcere minorile di Nisida per parlare di prevenzione più che repressione dei reati, del ruolo della scuola e delle condizioni delle carceri. La giornalista cita le parole di Nicola Gratteri: “Sono contrario ad uno schiaffo in carcere, ad uno schiaffo in caserma, soprattutto perché il delinquente non va passato per vittima”. Ed invoca il “rispetto dell’art. 27 della Costituzione”, quello che recita che “la responsabilità penale è personale”, che “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” e che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Per concludere: “Conviene a tutti che quel rapinatore, quello spacciatore, una volta fuori, cambi mestiere”.
“Non tutte le parole sono uguali e non tutte arrivano con facilità”, esordisce la giornalista. “Alcune devono superare porte chiuse a tripla mandata”, aggiunge. La giornalista ha chiesto ai detenuti del carcere minorile di Nisida cosa volessero dire alla platea di Sanremo: “Digli che rubare non è il mestiere mio. L’ho fatto una volta e guarda dove so’ finito”, è la risposta. “Bisogna andare al giorno primal al mese prima, alla vita prima”, dice Fagnani. Che poi aggiunge: “Ho chiesto a dei detenuti adulti cosa cambierebbero della loro vita. Quasi tutti hanno risposto: ‘sarei andato a scuola’”.
“Lo stato non può esistere solo per l’attività di repressione”. “Lo stato dovrebbe essere più attraente, più sexy della delinquenza”. “In Italia la prigione serve solo a punire il colpevole non a recuperare”, annota, prima di parlare delle condizioni carcerarie pessime.