“I confini, lungi dall’essere strumenti di discriminazione, sono lo scudo della pace. Se chiunque potesse entrare in Italia senza regole, regnerebbe il caos”. Così ha chiuso l’avvocata Giulia Bongiorno la sua arringa difensiva nel processo Open Arms, dove il ministro Matteo Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per non aver fatto sbarcare 147 migranti nell’estate del 2019. La sentenza sarà emessa il 20 dicembre. Durante l’udienza, membri della Lega hanno mostrato solidarietà a Salvini, con il leader del partito che ha pubblicato un messaggio su X per dichiarare che si trovava “senza paura per l’Italia e gli italiani”.
Bongiorno ha affermato che il reato di sequestro non può essere contestato a Salvini, visto che Open Arms ha tenuto i migranti a bordo per un periodo prolungato prima di arrivare all’Italia. Ha criticato le scelte della nave, che ha rifiutato molte volte di sbarcare i migranti in Spagna, paese più appropriato per il loro sbarco. L’avvocata ha sottolineato la differenza fra il diritto e la pretesa, affermando che mentre esiste un diritto allo sbarco, non c’è il diritto di scegliere come e dove farlo.
Bongiorno ha evidenziato come nel 2019 Salvini stesse combattendo una battaglia, non contro i migranti, ma contro chi confondeva diritti e pretese. Ha confermato che i migranti a bordo della Open Arms ricevevano assistenza e che la Guardia costiera seguiva le disposizioni dell’Autorità. La sua arringa si è conclusa con riferimenti a situazioni critiche, come quando l’Italia chiese aiuto alla Spagna e ricevette solo risposte sarcastiche.
In piazza Politeama si è tenuta una manifestazione di solidarietà per Salvini, con parlamentari e militanti della Lega vestiti con t-shirt a tema “wanted”. Giancarlo Giorgetti ha sostenuto la legittimità della manifestazione e la sacralità della difesa dei confini. Roberto Calderoli ha detto che Salvini merita di essere premiato, non punito. Infine, la pm del processo, Giorgia Righi, ha ricevuto scorta dopo minacce ricevute sui social, mentre altri procuratori già ne avevano una.