Il portavoce nazionale di Forza Italia e vice capogruppo vicario alla Camera, Raffaele Nevi, ha rilasciato un’intervista ad Affaritaliani in seguito alle recenti tensioni nella maggioranza governativa, in particolare con la Lega. Nevi ha sottolineato che non è necessaria una verifica di governo, ma è fondamentale tornare a rispettare il programma elettorale condiviso con gli elettori e lavorare su obiettivi comuni. Riguardo alla polemica sul canone Rai, Nevi ha affermato che la proposta dello Ius Scholae avanzata da Forza Italia è conforme al programma elettorale, che prevede una migliore integrazione degli stranieri regolari. Ha respinto le accuse da parte della Lega secondo cui questa proposta non sarebbe parte del programma, chiarendo che il principio generale è incluso nel punto sei del programma stesso.
Nevi ha criticato la Lega per la proposta di un emendamento sul canone Rai, affermando che l’abbassamento di 0,50 euro al mese avrebbe creato un buco di 450 milioni di euro per i contribuenti, danneggiando il sistema pubblico piuttosto che aiutando i cittadini. Ha invece suggerito di utilizzare le risorse per diminuire l’Irpef, eliminare la sugar tax o aumentare le pensioni minime, obiettivi che sarebbero più utili per i cittadini.
In merito alle illazioni secondo cui Forza Italia avrebbe votato contro il taglio del canone Rai per tutelare Mediaset e i figli di Berlusconi, Nevi ha definito tale idea falsa e ha spiegato che le proposte della Lega non riguardavano le pubblicità della Rai, ma solo un abbattimento del canone. Ha inoltre evidenziato che l’aumento del tetto pubblicitario non avrebbe necessariamente svantaggiato Mediaset, ma avrebbe impattato negativamente sull’intero sistema editoriale italiano.
Infine, Nevi ha lanciato un appello alla Lega affinché le tensioni si placassero e ci fosse un dialogo più aperto. In risposta, Matteo Salvini ha affermato di non voler litigare con Tajani ma ha ricordato che un anno fa Forza Italia aveva sostenuto la riduzione del canone Rai. Salvini ha riportato anche il punto di vista di Berlusconi, che considerava il canone come una gabella da ridurre, esprimendo una preferenza per la sua cancellazione totale.