“Il saluto non è reato se è commemorativo”
“Una vittoria storica”. CasaPound commenta così la sentenza della Corte di Cassazione che, in relazione al saluto romano, annulla la sentenza di condanna in appello per le 8 persone identificate che hanno partecipato alla commemorazione di Sergio Ramelli nel 2016. “E’ una vittoria che finalmente mette fine a una serie di accuse che non avevano alcun senso, con buona pace di chi, ad ogni Presente, invoca condanne e sentenze esemplari. Il saluto romano sarà reato solamente se c’è un effettivo pericolo concreto di ricostituzione del partito fascista, cosa assolutamente esclusa nel caso di commemorazioni”, afferma CasaPound.
“Questa vittoria mette la parola fine anche alle polemiche indegne che si sono scatenate dopo la commemorazione di Acca Larenzia dove, invece di indignarsi perché dopo 40 anni degli assassini sono ancora a piede libero, la sinistra democratica ha subito chiesto processi e condanne per chi ha deciso di ricordare”, aggiunge l’organizzazione.
“Le sezioni unite della Cassazione dichiarano che il saluto romano è punibile dalla legge Scelba solo quando per le circostanze concrete della sua esplicazione e manifestazione ci sia reale e concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista. Cosa che ovviamente non è nella cerimonia commemorativa del presente”, spiega all’Adnkronos l’avvocato Domenico Di Tullio difensore di due fra gli imputati per il saluto romano durante la commemorazione avvenuta a Milano nel 2016.
“Il saluto romano fatto da oltre 40 anni nel corso di commemorazioni di defunti e vittime del terrorismo non è reato”, sottolinea. “Per la contestazione della Legge Mancino è necessario che ci sia un’organizzazione che ha tra gli scopi la discriminazione razziale e la violenza razziale. Non è il caso del presente e del saluto romano che non ha i requisiti della riorganizzazione né di discriminazione. Non è dunque sussumibile nelle due fattispecie ipotizzate”, spiega il penalista.