Un rapporto di Unobravo esamina le principali fonti di disagio nei luoghi di lavoro, sottolineando l’importanza di bilanciare lavoro e benessere psicologico. Dallo studio condotto su un campione di 1700 persone, emerge che otto italiani su dieci hanno considerato l’idea di lasciare il lavoro a causa dello stress. Questo sembra indicare una crescente attenzione verso la salute mentale in relazione alla vita professionale.
Un aspetto significativo emerso dall’indagine è il senso di inadeguatezza: oltre il 66% degli intervistati non si sente all’altezza delle aspettative di capi e colleghi, mentre oltre l’80% prova un senso di colpa per non aver lavorato abbastanza o per non aver raggiunto determinati obiettivi. Questa pressione porta più di due terzi del campione a sacrificare tempo per sé stessi, la famiglia e gli hobby a favore del lavoro. La possibilità di lavorare da remoto o in modalità ibrida è vista da molti come un modo per ridurre lo stress legato alle performance.
Inoltre, la preoccupazione lavorativa ha ripercussioni anche sulla salute fisica, manifestandosi in sintomi come mal di stomaco e difficoltà a riposare. Molti lavoratori temono di subire penalizzazioni o licenziamenti se ammettono un calo di produttività dovuto a stress. L’urgenza di una maggiore attenzione alla salute mentale nel mondo del lavoro è sottolineata dal 50% del campione, subito dopo la richiesta di migliori riconoscimenti e retribuzioni.
Gli esperti indicano che questa situazione possa riflettere un fenomeno culturale più ampio, trasformando il lavoro da spazio di espressione a metro di valutazione personale. Riconoscere un equilibrio non significa necessariamente chiedere di meno a se stessi, ma piuttosto imparare a valorizzare se stessi al di là della performance lavorativa.