Nel governo Meloni proseguono le tensioni riguardo agli emendamenti della manovra 2025, con un particolare focus sul canone Rai. Forza Italia ha richiesto alla Lega di ritirare un emendamento che propone la proroga della riduzione del canone a 70 euro, richiesta che la Lega ha respinto. La situazione ha provocato divisioni anche sulla questione della cybersicurezza.
Nonostante il vertice a casa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i dissidi non si sono placati, e lunedì si è assistito a una frattura inizialmente in Senato, per poi continuare a Palazzo Chigi. Il confronto tra Forza Italia e Lega ha impedito i progressi nella Commissione Bilancio al Senato, dove si dovevano votare gli emendamenti al decreto fiscale. Forza Italia ha chiesto alla Lega di ritirare l’emendamento sul canone Rai, ma la Lega ha confermato la sua intenzione di mantenerlo.
Dopo un’ufficio di presidenza, si è deciso di sospendere i lavori, nonostante anche l’intervento del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, sia stato inefficace. A causa di queste tensioni, la riunione del Consiglio dei ministri ha visto l’assenza dei cinque ministri di Forza Italia, tra cui Gilberto Pichetto Fratin e Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Il cuore della disputa riguarda il canone Rai: mentre la Lega è favorevole a un mantenimento della riduzione a 70 euro, la Legge di Bilancio prevede un ritorno a 90 euro. Forza Italia critica questa posizione, considerando che il taglio non sarebbe utile e porterebbe a una situazione complessa riguardo ai fondi destinati alla Rai. Il senatore Dario Damiani ha affermato che il tema è divisivo, mentre la Lega, rappresentata da Giorgio Maria Bergesio, sostiene di agire nell’interesse del centrodestra, affermando di non sottrarre risorse alla Rai.
Oltre al canone Rai, emergono conflitti riguardo alla cybersicurezza. Forza Italia si oppone all’assegnazione di poteri all’Antimafia per la gestione delle indagini sui crimini informatici, causando ulteriori ritardi nella discussione del decreto Giustizia. Il dibattito su queste questioni mostra come le differenze interne alla maggioranza richiedano un modo per affrontare i temi divisivi e mettere in campo riforme condivise.