La variante Xec di Covid, emersa a Berlino a giugno, si sta diffondendo rapidamente in Europa, Nord America e Asia, ed è una combinazione delle varianti precedenti KS.1.1 e KP.3.3, tutte appartenenti alla famiglia Omicron. I sintomi di Xec sono simili a quelli delle varianti precedenti: febbre, dolori articolari, stanchezza, tosse, mal di testa e mal di gola. Sebbene il virus sia altamente contagioso, i danni all’organismo sembrano non essere più gravi rispetto ad altre varianti.
In Europa, la variante Xec è stata segnalata principalmente in Danimarca e Germania (16-17% dei casi), nonché nel Regno Unito e nei Paesi Bassi (11-13%). A livello globale, Xec cresce a un ritmo del 4,6% al giorno, attirando l’attenzione delle autorità sanitarie. Oltre al monitoraggio delle varianti, il vicepresidente dell’American Medical Association, Andrea Garcia, ha avvisato della necessità di vigilanza, mentre Eric Topol, direttore dello Scripps Research Translational Institute, teme che Xec possa guidare la prossima ondata di contagi, superando la mutazione KP.3.1.1 che ha prevalso durante l’estate.
Attualmente, in Italia il monitoraggio della variante è fermo e non ci sono dati aggiornati sulla sua diffusione. Tuttavia, gli esperti affermano che i vaccini aggiornati alla variante JN.1 sono efficaci anche contro Xec. Per questo motivo, il governo italiano ha deciso di somministrare gratuitamente la vaccinazione aggiornato a tutti nel corso dell’autunno. I richiami vaccinali sono particolarmente raccomandati per le persone oltre i 60 anni, gli anziani nelle Rsa, le donne in gravidanza o nel postpartum, gli operatori sanitari e i soggetti fragili o immunodepressi.
In conclusione, la variante Xec rappresenta una nuova sfida nella lotta contro il Covid-19, ma la disponibilità di vaccini efficaci e la continua sorveglianza delle varianti rimangono strumenti fondamentali per contenere la diffusione del virus e minimizzare il rischio di complicazioni, specialmente tra le categorie più vulnerabili.