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martedì, 3 Dicembre, 2024
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Ricordo dell’Attentato a Charlie Hebdo

La scorta di Sigfrido Ranucci, conduttore del programma “Report” di Rai3, è stata messa in allerta dopo minacce ricevute in seguito a un servizio sul conflitto israelo-palestinese. Ranucci ha condiviso sui social un commento offensivo in cui si afferma che l’intera redazione meriterebbe una “pulizia etnica” in “stile Charlie Hebdo”.

Le intimidazioni sono state descritte come “agghiaccianti” e sono arrivate dopo la trasmissione di un servizio realizzato da Giorgio Mottola, in cui si criticava l’operato dell’esercito israeliano a Gaza. In un post su Facebook, Ranucci ha riportato il messaggio minaccioso che recitava: “Vi dovreste vergognare per l’ignobile servizio anti Israele della scorsa settimana”. Ha anche ricordato l’attacco al settimanale francese Charlie Hebdo, avvenuto nel gennaio 2015, dove un commando armato fece irruzione nel loro ufficio, causando la morte di dodici persone.

Ranucci ha informato che l’episodio è stato segnalato alla polizia che lo protegge. Sono arrivate numerose dichiarazioni di solidarietà da esponenti politici, tra cui Barbara Floridia, presidente della Commissione di vigilanza Rai, che ha espresso supporto nei confronti del conduttore e della sua redazione. Altri membri del Movimento 5 Stelle hanno sottolineato la gravità delle minacce e il clima di allerta che circonda la libertà di stampa in Italia, condannando fermamente il tentativo di intimidazione.

Il portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, ha descritto i messaggi minacciosi come un attacco inaccettabile alla libertà di stampa. Anche il deputato del partito Avs ha commentato il crescente attacco alla libera informazione, evidenziando come le minacce cercano di silenziare le voci critiche. La situazione è aggravata dal contesto politico attuale che, secondo alcuni, alimenta tensioni e violenze contro chi esercita il diritto di informare.

Il Partito Democratico ha espresso la propria solidarietà in risposta alle minacce, includendo le difficoltà vissute da magistrati e agenti di polizia costretti a vivere sotto scorta, attribuendo la responsabilità a un clima di scontro crescente negli ultimi anni di governo.

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