Il primogenito di Umberto Bossi, Riccardo Bossi, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di carcere per aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. La condanna è stata emessa dal tribunale di Busto Arsizio in primo grado con rito abbreviato, dopo che Riccardo ha presentato documenti falsi per ottenere il sussidio. In totale, ha ricevuto circa 12.800 euro da Stato, suddivisi in 43 mensilità da 280 euro ciascuna. Il giudice, Veronica Giacoia, ha inoltre disposto il pagamento di una provvisionale di 15.000 euro all’INPS.
Durante il processo è emerso che Riccardo Bossi ha percepito per tre anni il reddito di cittadinanza non avendone diritto. Per ottenere il sussidio, ha alterato le dichiarazioni patrimoniali e redditoriali, cercando di rientrare nei parametri richiesti. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, il denaro percepito non è stato utilizzato per esigenze primarie, ma per estinguere debiti pregressi e spese personali, incluso il pagamento di un’automobile di lusso. Inoltre, il reddito sarebbe dovuto servire a coprire il canone di locazione di un appartamento, ma Riccardo sarebbe stato sfrattato oltre un anno fa per morosità.
I legali di Riccardo hanno cercato di giustificare la situazione economica difficile del loro assistito, sostenendo che la richiesta di reddito fosse motivata da necessità personali. Tuttavia, queste argomentazioni sono state respinte dal tribunale. Le indagini sono partite da controlli a campione che hanno rivelato gravi discrepanze tra i redditi dichiarati e i beni in possesso di Bossi, ritenuti incompatibili con lo stato di bisogno dichiarato.
La condanna di Riccardo Bossi è emersa nel contesto di un più ampio dibattito sul reddito di cittadinanza in Italia e sull’uso improprio dei fondi statali. La decisione del tribunale segna un ulteriore capitolo della controversa storia legale legata alla famiglia Bossi e all’eredità politica del padre Umberto, fondatore della Lega Nord.