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Quante navi sono state affondate durante la II guerra mondiale e perché sono un problema?


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L’ultimo conflitto mondiale ha provocato numerosi danni economici e sociali in diverse regioni del mondo, ma pochi sanno che ancora oggi una minaccia proveniente da quell’epoca minaccia di colpire gravemente le nostre società. Un pericolo che si nasconde silente nel profondo degli abissi.

Non si tratta della bomba atomica né di qualche altra arma inventata a cavallo degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Trattasi di una minaccia differente, considerata da molti una conseguenza del conflitto.

Durante la guerra, oltre 8.000 navi militari vennero infatti affondate in vari angoli del pianeta. La maggioranza delle navi furono affondate nel Mediterraneo, nel Canale della Manica, nel Pacifico e nell’Atlantico, ma anche mari meno battuti come il Mar Rosso vennero coinvolti nella guerra, subendo un gran numero di affondamenti.

Buona parte di queste navi erano cariche di munizioni e di carburante, che nel tempo hanno aumentato la loro pericolosità.

Uno studio pubblicato qualche anno fa sulla rivista NewScientist aveva infatti riportato l’attenzione sugli antichi carichi perduti di queste navi, che non solo possono inquinare pericolosamente l’oceano – nel caso in cui siano rimasti per tutto questo tempo all’interno delle stive sommerse – ma possono risultare anche una discreta minaccia per gli stessi esseri umani, durante le varie attività di pesca o di turismo.

I timori sono stati confermati già a partire dal 2001, quando una nave affondata nel 1944 – la US Mississinewa – liberò oltre 20.000 tonnellate di greggio tra le isole della Micronesia, nell’Oceano Pacifico. Gli scienziati oggi temono quindi che con l’andare degli anni sempre più navi affondate durante la II guerra mondiale risultino un pericolo per i nostri ecosistemi marini e che molte imbarcazioni di pescatori possano esplodere, portando a bordo con le reti qualche bomba inesplosa .

A complicare ulteriormente la situazione c’è il fatto che molte navi non sono più recuperabili e che nessun paese che partecipò a questo conflitto sembra oggi voler pagare per i potenziali danni ambientali provocati da queste navi, condannando di fatto le popolazioni che vivono a ridosso dei relitti a vivere in una costante incertezza.



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