Tutti noi abbiamo sentito almeno una volta nominare Galileo Galilei, colui che viene considerato il padre dell’astronomia moderna e della ricerca scientifica. Per quanto però questo scienziato fu geniale, non è stato l’unico italiano a distinguersi in questo campo nel corso della scienza.
Dopo di lui, diversi altri scienziati si sono distinti nella ricerca astronomica, scoprendo nuovi satelliti e pianeti, ma anche contribuendo a definire le regole del cosmo o osservando nuovi fenomeni astronomici.
Inseguendo l’esempio di Galileo, che per primo osservò con il telescopio la superficie della Luna, di Marte e alcuni dei satelliti di Giove, Giovanni Cassini fu il primo a indagare approfonditamente nella seconda metà del Seicento il sistema formato da Saturno e dalle sue lune, scoprendo ben 4 satelliti del gigante gassoso. Egli fu anche il primo uomo a osservare al telescopio la grande macchia rossa di Giove, la divisione presente negli anelli di Saturno e a sostenere la periodicità del moto di alcune comete, teoria che sarebbe stata ripresa successivamente da Edmond Halley.
Giuseppe Piazzi è stato un altro importante astronomo italiano, che ha permesso alla ricerca di conoscere meglio il nostro sistema solare. Nato in Lombardia, nel 1746, ma trasferitisi a Palermo, dove fondò l’Osservatorio astronomico, Piazzi è famoso per essere stato uno dei primi italiani che cercò di creare un dialogo fra il mondo della scienza e quello della fede, essendo oltre che un astronomo anche un presbitero della chiesa cattolica.
A lui si deve la scoperta del primo pianeta nano, Cerere, situato all’interno della fascia degli asteroidi, fra Marte e Giove, e un’importante opera che sarebbe stata utilizzata inseguito da molti altri astronomi per determinare la posizione delle stelle: il Praecipuarum Stellarum Inerrantium Positiones mediae ineunte Saeculo XIX.
Poco dopo la sua morte, avvenuta nel 1826, nacque Giovanni Schiaparelli, considerati da molti il più grande astronomo italiano dell’Ottocento. Schiaparelli fu il primo ad interessarsi assiduamente a Marte, cercando di analizzarne la superficie con nuove ottiche che gli permisero d’individuare dei canali nella sua superficie, che lui sospettò potessero essere le tracce di antiche fiumi. Cosa che si sarebbe poi rivelata vera.
Schiaparelli fu anche il primo a sospettare che gli sciami meteorici potessero essere dei residui cometari e che fra Marte e Giove potessero esserci molti più asteroidi di quanto si sospettava un tempo.
Nel corso del Novecento, altri importanti astronomi sono stati Margherita Hack, che ha effettuato vari studi sulla vita delle stelle e dei buchi neri, Livio Gratton, che favorì una rinascita dell’astronomia italiana dopo la II guerra mondiale, e Giovanni Bignami, divulgatore scientifico e presidente dell’Istituto Nazionale di astrofisica (INAF) e dell’Agenzia spaziale europea (ASI).