Un nuovo caso di influenza aviaria è stato segnalato in Missouri, negli Stati Uniti, e rappresenta la prima occorrenza di infezione senza contatto diretto con animali malati. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), si tratta del 14º caso umano di influenza aviaria nel 2024, ma il primo in cui il contagio non avviene tramite l’esposizione a polli o altri animali infetti. Per confermare la situazione, il paziente è stato sottoposto a vari test e campioni biologici sono stati esaminati attentamente.
Il soggetto colpito è un uomo adulto con condizioni mediche preesistenti, ricoverato il 22 agosto dopo essersi risultata positivo al virus influenzale A (H5). È stato curato con farmaci antivirali e successivamente dimesso dall’ospedale. Questo caso solleva preoccupazioni tra gli scienziati, poiché indica la possibilità di trasmissione del virus da uomo a uomo, anche se i CDC hanno rassicurato sulla bassa probabilità di diffusione del virus nella popolazione.
L’influenza aviaria è un virus presente tra gli animali da decenni e, finora, non ha avuto la capacità di diffondersi efficacemente tra gli esseri umani, eccezion fatta per alcuni sporadici casi. Tuttavia, alcuni esperti avvertono che non si può escludere una mutazione che possa rendere il virus più contagioso tra gli umani. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato l’aviaria tra le malattie a rischio pandemico. Il virologo Robert Redfield ha chiarito che una pandemia di influenza aviaria non è una possibilità remota, ma piuttosto una questione di tempo.
Il virus ha già dimostrato di essere altamente contagioso tra diverse specie animali e potrebbe causare una mortalità elevata se dovesse emergere come patogeno umano. Negli Stati Uniti, esso è stato trasmesso agli allevatori attraverso il contatto con gli animali infetti, manifestandosi con sintomi influenzali e congiuntivite.
Esperti come William Schaffner e il divulgatore David Quammen avvertono che la circolazione del virus tra i mammiferi aumenta il rischio di una trasmissione all’uomo, sottolineando pertanto la vigilanza necessaria per prevenire una potenziale emergenza sanitaria globale.