Le Pro Loco italiane si affermano come motore del turismo sostenibile, investendo nel futuro e proponendo un ruolo strategico per il territorio. Durante la prima giornata dell’assemblea dell’Unpli (Unione Nazionale Pro Loco Italiana) svoltasi a Roma all’Ergife Palace Hotel, si è discusso dell’importanza della sinergia tra le Pro Loco e le istituzioni per il bene del settore, del turismo, delle comunità e del patrimonio culturale immateriale del Paese. L’assemblea ha rappresentato un’importante opportunità per confrontarsi su tematiche centrali legate al Terzo Settore, includendo richieste di maggiore attenzione da parte delle istituzioni, specialmente riguardo alla riforma del settore.
Un tema chiave emerso è la necessità di collocare fiscalmente le Pro Loco e le loro attività all’interno dell’economia sociale. Gabriele Sepio, esperto giurista e di economia, ha sottolineato l’importanza di rivedere la procedura di infrazione europea che obbliga le associazioni non profit ad aprire la partita IVA come se fossero imprese a scopo di lucro. È stata avanzata la richiesta di semplificare la gestione delle attività di interesse generale e di escludere queste realtà dai nuovi adempimenti legislativi.
In linea con la posizione del Forum del Terzo Settore, le Pro Loco hanno chiesto di intervenire sulla Legge di Bilancio per mantenere l’esclusione IVA per le organizzazioni non profit. Antonino La Spina, presidente dell’Unpli, ha evidenziato l’importanza di confrontarsi con le istituzioni per rafforzare i legami a livello locale, chiedendo supporto economico e semplificazione burocratica. È stata presentata anche una proposta di legge in Senato per rendere più agevoli le manifestazioni organizzate dalle Pro Loco, che ammontano a circa 110.000 all’anno, affrontando le questioni di sicurezza e tassazione.
La paura riguardo all’introduzione del regime IVA per il Terzo Settore è stata espressa chiaramente; le Pro Loco non devono essere tassate per le loro attività benefiche. Queste realtà non sono imprese a scopo di lucro, ma costituiscono un importante motore dell’economia sociale italiana. Senza il contributo di oltre 500.000 volontari e le 25 milioni di ore da essi dedicate, le comunità locali rischiano di impoverirsi.