In un articolo, la senatrice a vita Liliana Segre esprime la sua preoccupazione per l’abuso del termine “genocidio” relativo alla situazione a Gaza, affermando che questa parola è diventata un’arma contro Israele. Secondo Segre, non ci sono i due tratti fondamentali del genocidio nella situazione a Gaza: la pianificazione di un’eliminazione totale di un gruppo etnico e la separazione da un conflitto militare. Per evidenziare questa distinzione, Segre richiama esempi storici di genocidi come la Shoah e il genocidio del Ruanda. Propone di considerare gli eventi a Gaza come crimini contro l’umanità piuttosto che genocidi, sottolineando che il termine, creato dall’avvocato Raphael Lemkin, descrive azioni coordinate per distruggere la vita di gruppi etnici.
Segre elenca le caratteristiche che definiscono un genocidio, tra cui l’uccisione di membri di un gruppo e la creazione di condizioni di vita volte alla loro distruzione. Afferma che Israele ha compiuto tali azioni nei confronti del popolo palestinese, e che l’uso del termine “genocidio” si trasforma in un’accusa che coinvolge non solo il governo israeliano, ma l’intero stato. Questa demonizzazione, secondo lei, è ingiusta e controproducente per la pace tra israeliani e palestinesi, alimentando anche l’antisemitismo a livello globale.
Segre sottolinea che i discorsi contro i palestinesi sono stati evidenti sin dalla fondazione di Israele, citando David Ben-Gurion. Si preoccupa della memorizzazione storica e delle attuali retoriche violente contro i palestinesi, rincarando la dose sugli attuali leader israeliani, tra cui il ministro della Sicurezza che incita alla violenza.
Infine, la senatrice avverte che l’uso inappropriato del termine “genocidio” potrebbe lead a una banalizzazione della memoria storica e alla perdita di rispetto per le complessità della realtà. Tuttavia, non riconosce gli attuali eventi in Israele, dove l’odio contro i palestinesi è evidente e preoccupante, evidenziando contraddizioni nel suo approccio alla terminologia. La questione dell’abuso del termine “genocidio” diventa secondaria rispetto alle azioni in corso, per delle quali la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.