Il 13 febbraio 2019, Luciano Maria Papa, un ex atleta e imprenditore, morì dopo essere precipitato dalla finestra dell’undicesimo piano dell’Ospedale Santissima Annunziata di Chieti. Ricoverato per sospetta polmonite, Papa soffriva anche di un disturbo cognitivo-comportamentale. Prima della sua morte, lasciò un biglietto al figlio Lorenzo esprimendo la sua sofferenza e il desiderio di dimissioni. Le autorità classificarono subito l’incidente come un suicidio, ma molti dettagli sollevarono dubbi sulla lucidità di Papa al momento del gesto.
Nel 2012, un altro paziente si tolse la vita dallo stesso punto dell’ospedale, evidenziando criticità strutturali non affrontate. La famiglia di Papa denunciò la mancanza di misure di sicurezza che avrebbero potuto prevenire il tragico evento. Il Gip ha disposto il rinvio a giudizio per Maria Bernadette Di Sciascio, responsabile dell’area Risk Management della ASL, ritenendo che la sua negligenza fosse in contrasto con le linee guida ministeriali.
L’avvocato Remo Donatelli, che segue il caso, ha sottolineato che non ci sono certezze sul fatto che Papa si sia suicidato o sia caduto accidentalmente. Al contrario, elementi come il biglietto e la sua condizione psichica suggeriscono la possibilità di una caduta non intenzionale. La famiglia ha espresso la speranza che il procedimento giudiziario porti a un processo per fare luce sull’accaduto e migliorare le misure di sicurezza negli ospedali. Questo caso potrebbe potenzialmente fungere da precedente giuridico, spingendo le istituzioni a garantire maggiore attenzione nella prevenzione degli eventi sentinella.