Il problema dell’accesso delle donne agli assorbenti è noto come “period poverty” e sta guadagnando visibilità globale. Nonostante siano beni essenziali, i prodotti mestruali presentano un costo elevato, particolarmente per le famiglie a basso reddito, aggravato da una carenza di informazioni sulla salute e da tabù culturali. L’Ambasciatore del Cile, Ennio Vivaldi, ha discusso l’argomento durante l’evento “Insieme per l’acqua” a Roma, sottolineando le implicazioni sulla salute, sull’educazione e sul benessere di milioni di donne, anche in Italia, dove la povertà mestruale colpisce donne in condizioni svantaggiate.
Le cause della povertà mestruale sono complesse e comprendono fattori economici, culturali e sociali. La povertà è il principale ostacolo, con molti che non possono permettersi tamponi. In diverse nazioni, questi prodotti sono considerati beni di lusso e soggetti a tassazioni elevate, allargando il divario tra chi può e chi non può acquistarlì. Inoltre, nei contesti rurali e remoti, la disponibilità di prodotti è limitata, con strutture igieniche inadeguate. La mancanza di bagni privati e acqua potabile costringe le donne a gestire le mestruazioni in condizioni precarie, alimentando vergogna e stigma.
Per affrontare la povertà mestruale, alcuni paesi e organizzazioni stanno adottando misure come la distribuzione gratuita di assorbenti e programmi educativi. Paesi come Canada, India e Regno Unito hanno ridotto le imposte sui prodotti mestruali. Inoltre, soluzioni innovative come assorbenti riutilizzabili e coppette mestruali offrono alternative economiche e sostenibili.