Attualmente, la Lombardia è la regione con la maggior copertura vaccinale in Italia, con 10 casi ogni 1.000 abitanti. Al contrario, Basilicata e Calabria mostrano una situazione preoccupante, non fornendo dati sulla vaccinazione. Questo è stato evidenziato dalla rivista scientifica Lancet, che ha descritto la situazione sanitaria frammentata in Italia. A Napoli, i pronto soccorso sono in difficoltà a causa dell’alto numero di accessi, con interventi non urgenti sospesi per riservare posti ai pazienti fragili. La stagionalità dell’influenza prevede un picco atteso a metà gennaio, aggravato dalla riapertura delle scuole e dagli incontri familiari durante le festività.
Negli ultimi dati, l’incidenza di virus stagionali a Napoli è superiore alla media nazionale, secondo il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità. Durante le festività natalizie, si sono registrati picchi di accesso negli ospedali, con 100 ricoveri segnalati all’ospedale Cotugno. Dall’inizio della stagione influenzale, sono stati riportati circa 400.000 casi, di cui 34.000 solo nell’ultima settimana dell’anno. Sebbene i casi di Covid siano relativamente pochi, con 20 positivi e 50 ricoveri registrati al 31 dicembre, il virologo Fabrizio Pregliasco avverte appunto dei rischi legati ad altri virus.
I bambini risultano i più colpiti dall’influenza, rappresentando un veicolo per il virus verso altre persone, in particolare anziani e fragili. Gli esperti fanno appello alla vaccinazione, anche se la campagna è iniziata in autunno; il vaccino continua a essere accessibile e utile, soprattutto per chi presenta fragilità come cardiopatie e malattie oncologiche. Pregliasco sottolinea che la situazione ospedaliera, pur sotto controllo, potrebbe cambiare con la riapertura delle scuole, registrando un rischio potenziale di diffusione virale.
Oltre all’influenza, si segnalano preoccupazioni per virus come il rhinovirus e il virus respiratorio sinciziale, che colpiscono in modo particolare i bambini e gli anziani. Questi virus possono causare malattie respiratorie significative e, in alcuni casi, curabili con anticorpi monoclonali. Tuttavia, l’accesso a questi trattamenti è limitato e non è ancora ampiamente disponibile. Il monitoraggio e la cautela rimangono essenziali nella protezione delle popolazioni più vulnerabili.