Il caso di Emanuele De Maria riaccende il confronto tra Governo e magistratura. Politici della maggioranza criticano i giudici che hanno permesso al detenuto, suicidatosi dal Duomo di Milano, di lavorare all’esterno del carcere. De Maria, 35 anni, ha evaso durante un permesso di lavoro e, dopo un’aggressione a un collega dell’Hotel Berna, si è tolto la vita.
Il 9 maggio, il mancato arrivo al lavoro ha sollevato allerta; in seguito, De Maria ha accoltellato un dipendente egiziano dell’hotel, attualmente fuori pericolo. Il giorno successivo, si è suicidato. Secondo la procura, avrebbe pianificato anche l’omicidio di Chamila Wijesuriya, una collega ritrovata morta in un laghetto di Milano, di cui si era vista l’ultima immagine in sua compagnia.
De Maria stava scontando 14 anni per l’omicidio di una giovane tunisina e, ritenuto un detenuto modello, aveva ottenuto un permesso per lavorare all’Hotel Berna. Il suo legale ha difeso la decisione, sottolineando il suo buon comportamento carcerario.
Il ministero della Giustizia ha avviato un’ispezione sui permessi di lavoro concessi, con il sottosegretario Andrea Delmastro che sottolinea che la responsabilità non è dell’amministrazione penitenziaria, ma della magistratura. Maurizio Gasparri di Forza Italia ha chiesto un’interrogazione e ha contestato le decisioni giudiziarie, sostenendo che è necessario identificare e punire eventuali errori della magistratura.
Elaborazione AI: StraNotizie.it
Fonte: www.virgilio.it
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