All’Italia serve una strategia di sicurezza nazionale, come discusso in un incontro alla Camera che ha riunito esperti e rappresentanti istituzionali, in seguito alla presentazione del position paper della Fondazione Leonardo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha aperto la sessione, seguita da una tavola rotonda coordinata da Luciano Violante, presidente della Fondazione. Tra i partecipanti si trovano figure di spicco come Lucio Caracciolo di Limes e Giampiero Massolo di Mundys.
Il paper, redatto da un gruppo di esperti, non si concentra sulla sicurezza militare, considerata una questione trattata a livello internazionale, ma amplifica la nozione che la sicurezza abbraccia anche la libertà dei cittadini, l’accesso ai beni essenziali e un’adeguata formazione professionale. Attualmente, l’Italia è l’unico paese del G7 privo di una strategia di sicurezza nazionale, necessaria per affrontare le sfide globali e l’instabilità politica. Questa assenza è attribuita alla transitorietà dei governi e alla mancanza di coerenza nelle politiche pubbliche.
Le crescenti incertezze globali e le competizioni economiche, specie con la Cina, evidenziano l’inadeguatezza dei modelli di sicurezza tradizionali. La globalizzazione ha comportato vantaggi, ma ha anche esposto i Paesi a nuovi rischi, come dimostrato dalla pandemia di Covid-19. Per rimanere competitiva, l’Unione Europea deve affermarsi come attore globale, soprattutto in ambiti strategici.
Geograficamente, l’Italia può farsi ponte tra Europa, Africa e Medio Oriente, con particolare attenzione alla regione del Mediterraneo. Il “Piano Mattei” è un’iniziativa volta a migliorare le relazioni con l’Africa e a promuovere cooperazione in sanità ed energetica, mentre si cerca di contrastare l’influenza di potenze come la Cina e la Russia in Africa.
Tra le priorità delineate nel paper ci sono la difesa dei valori democratici, la lotta al crimine organizzato, lo sviluppo delle tecnologie digitali e una politica energetica sostenibile. È proposta una strategia per la sicurezza marittima, vista la posizione dell’Italia nel Mediterraneo, oltre alla necessità di investimenti nella formazione e nell’innovazione per garantire una competitività futura.