Attualmente non risulta che la Corte penale internazionale (CPI) abbia avviato un procedimento contro l’Italia riguardo al caso di Njem Osama Almasri. Fonti governative comunicano che il procuratore della CPI non ha formalmente ricevuto la denuncia di un cittadino sudanese, ma solo una segnalazione via mail. Secondo ‘Avvenire’, l’accusa principale contro il governo italiano riguarda “l’ostacolo all’amministrazione della giustizia”, citando l’articolo 70 dello Statuto di Roma. I nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sono stati menzionati nella denuncia trasmessa alla CPI. Un rifugiato sudanese ha presentato prove riguardanti le torture subite in Libia dal generale Almasri, sostenendo implicazioni di alti funzionari europei e italiani.
Le 23 pagine depositate alla CPI contengono dettagli imprecisi, come la presunta permanenza di Almasri in Italia. Sottolinea il quotidiano che la procedura della CPI differisce da quella italiana, in cui i procuratori possono avviare inchieste sulla base di denunce. Nordio ha espresso fiducia nella giustizia umana, chiedendo che i reati siano giudicati secondo le leggi esistenti. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha criticato la CPI, suggerendo che sia necessaria un’inchiesta sul suo operato. Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio, ha ribattuto che è il governo italiano a dover rispondere delle violazioni.
In un altro caso, una donna ivoriana ha denunciato lo Stato italiano per presunti favori a favore di Almasri, raccontando esperienze traumatizzanti vissute in Libia.