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L’arrivo della carovana di Jovanotti a Marina di Cerveteri, con due date del suo Jova Beach Party davanti a circa 50.000 spettatori (che si sommano ai 220.000 delle prime 6 date) segna un po’ il giro di boa di un’estate record per la musica live. I 701.000 spettatori del tour di Vasco, che ha dato il via al ritorno dei grandi concerti lo scorso 20 maggio, i 600.000 biglietti venduti da Ultimo, i 320.000 di Blanco, i 175.000 di Max Pezzali tra la festa di San Siro e la data zero, i 70.000 dei Maneskin al Circo Massimo, lo stadio Olimpico pieno per Francesco De Gregori e Antonello Venditti, la prima data in uno stadio per Alessandra Amoroso, solo per citarne alcuni, danno la misura di una estate dal vivo eccezionale, destinata a passare alla storia come quella della vera ripartenza, la riapertura alla musica degli stadi e delle grandi arene, dopo 2 anni e mezzo di Covid.

“Una stagione da record, anche perché è una stagione che ne somma di fatto tre”, ha detto all’Adnkronos il presidente di Assomusica, Vincenzo Spera. “Dall’inizio dell’anno ad oggi per concerti a pagamento sono stati venduti circa 8.000.000 di biglietti, cifra mai toccata in precedenza. La previsione per il 2022 è di 7-800 milioni di fatturato da bigliettazione più un indotto di 2 miliardi di euro. Va anche detto che dal 2012 alla pandemia, la musica dal vivo ha segnato una crescita costante intorno all’8% ogni anni sull’anno precedente. E che il successo di quest’anno non arriva senza mostrare delle criticità e preoccupanti segnali per il settore: la difficoltà di reperire personale e attrezzature per una stagione ‘3 in 1’, l’aumento dei costi di ogni singola voce e, purtroppo, nuove voci e nuove clausole autorizzative variabili nelle diverse località, dal pagamento della metro e dei vigili urbani a carico degli organizzatori a parcelle da capogiro. In una località che non dirò sono stati chiesti 50.000 euro per un piano di deflusso del pubblico a fine concerto firmato da un ingegnere. Insomma non sono tutte rose e fiori”, ha sottolineato Spera.

Tra le tendenze osservate, “l’andamento altalenante dello sbigliettamento in concomitanza con gli allarmi Covid e le preoccupazioni per i rincari legati alla guerra e al prezzo di benzina ed energia”. Ma anche l’aumento dei ‘no show’, di gente che ha comprato il biglietto e non si presenta”. E il fatto che “la crescita dei grandi concerti e l’abbodanza di grandi nomi ha provocato invece una flessione nel pubblico dei concerti medi e piccoli”.

Tra le novità di questa stagione, “il sorpasso di Roma su Milano, con la capitale che ha registrato il record di bigliettazione, intorno ai 2 milioni di biglietti venduti, grazie soprattutto agli eventi al Circo Massimo e al Rock in Roma”, ha aggiunto Spera.

Roma supera Milano, gioisce il Rock in Roma

E i responsabili di Rock in Roma non nascondono la soddisfazione: “Il ritorno all’estate dei live, dopo oltre due anni di totale fermo – ha detto l’Adnkronos Maxmiliano Bucci, fondatore del festival capitolino – è stato un successo. L’attesa è stata interminabile, anche per i fan, che hanno fatto sì che questa edizione sia stata un’edizione da record. Per quanto riguarda Rock in Roma, la manifestazione avviene quasi per intero all’Ippodromo delle Capannelle, alcuni alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica e i Maneskin al Circo Massimo”.

“Sarebbe stata una tragedia – ha aggiunto – non ripartire quest’estate con i grandi eventi, ma fortunatamente ciò non è avvenuto; malgrado la troppa attenzione mediatica, si è provato anche quest’anno a dare la colpa dell’impennata dei contagi ai grandi raduni dei concerti. Siamo riusciti a portare a casa ottimi risultati, una fantastica estate piena di successi. Certamente quello dei Maneskin è stato l’evento che ha avuto più risalto, anche per alcune polemiche inutili in cui ci si è concentrati solo sulla band, senza tener conto dei concerti di altri artisti, così come alle feste sportive e non, in giro per l’Italia. Detto ciò, noi siamo tanti soddisfatti di quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo; stiamo già programmando la prossima estate. In merito ai concerti più importanti dell’estate, ricordo tutti quelli al Circo Massimo, ognuno diverso dall’altro e tutti sold out: Maneskin, una grande band rock, Vasco Rossi, un grande artista della storia del mainstream italiano e Ultimo. Per noi addetti ai lavori e per le maestranze certamente è stata difficile la ricompattazione, perché due anni e mezzo di pandemia hanno fatto sì che si siano concentrati tantissimi eventi in Italia, a poca distanza l’uno dall’altro. Nonostante ciò, per quanto ci riguarda è andato tutto bene. Questo vuol dire massima organizzazione e concentrazione sui timing. Voglio solo ricordare che tra l’Ippodromo delle Capannelle e il Circo Massimo, abbiamo impiegato migliaia e migliaia di persone a lavorare. Per i concerti di Vasco Rossi, dei Maneskin e di Ultimo hanno lavorato, per sette giorni di allestimento a ogni evento, oltre 5.000 persone, 5.000 turni di lavoro. Solo all’Ippodromo delle Capannelle, per 37 concerti abbiamo impiegato 9000 persone a lavoro. L’indotto della città ne ha benificiato tantissimo”, ha sottolineato.

“C’è voglia di stare insieme, partecipando collettivamente ai grandi eventi – ha aggiunto all’Adnkronos Sergio Giuliani, l’altro fondatore e organizzatore di Rock in Roma – si percepisce l’esigenza di trovarsi insieme, ai grandi raduni. A Roma, in particolare, consideriamo anche la crescita degli artisti della nuova scena. Abbiamo sentito la vicinanza delle istituzioni nel comprendere le difficoltà nel far ripartire la macchina organizzativa a pieno ritmo, una macchina complessa che richiede moltissime maestranze. In due anni e mezzo il nostro settore è stato completamente bloccato, è stato difficile ripartire a pieno ritmo. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un momento di coesione sociale, tra artisti, pubblico, istituzioni; abbiamo percepito solidarietà in una situazione difficile per tutti. Il futuro si prospetta molto interessante, c’è voglia di progettualità”, ha proseguito Giuliani.

Per il presidente dell’Afi (Associazione Fonografici Italiani), Sergio Cerruti, quanto accaduto negli ultimi 2 anni e in questa ripartenza dovrà essere la base per una nuova considerazione da parte del governo per l’industria dell’intrattenimento e per una riforma di sistema. “Dopo 2 anni di stop forzato – ha detto all’Adnkronos – finalmente l’industria dell’intrattenimento, del live e delle discoteche riprende e riparte a pieno ritmo. Un cartellone ricchissimo, un’estate piena di concerti, un’Italia che suona a cielo aperto. Sicuramente siamo stati pronti. Non abbiamo i problemi che ci sono negli aeroporti, siamo un’industria organizzata, che ha sofferto molto e che sta ancora pagando i conti di due anni di stop ma soprattutto due anni in cui si è cercato in tutte le maniere di far comprendere che questa è un’industria, che esistono centinaia di migliaia di lavoratori dell’indotto e che è può considerarsi a pieno titolo una dorsale economica del Paese”.

“Gli ultimi due anni – ha aggiunto – che non si recupereranno in un’estate. Anche se la voglia di divertirsi è tanta, tanti sono anche i dubbi per cercare di organizzare al meglio degli eventi dove la gente si possa sentire sicura. Ancora in alcune occasioni le persone hanno paura di ritrovarsi, c’è ancora il Covid che circola. Dobbiamo avere regole certe e dovremmo anche avere un governo che purtroppo in questo momento non c’è ma che dovrebbe assicurarci regole chiare ed evitare inutili polemiche e dualismi tra diritto al divertimento e diritto alla salute, entrambi imprescindibili e entrambi sanciti dalla nostra Costituzione. L’industria dell’intrattenimento non si ferma e sono certo che nella prossima legislatura, anche attraverso gli sforzi di tutte le associazioni di categoria riusciremo una volta per tutte a cambiare la percezione dell’impero culturale italiano. Noi siamo una superpotenza culturale e come tale abbiamo il dovere di organizzarci, di strutturarci e di offrire un prodotto di alta qualità e sicuro, non solo agli italiani ma anche ai turisti che frequentano il nostro Paese. Speriamo di poterlo far capire al prossimo governo e che questo comporti l’inserimento dell’industria dell’intrattenimento nelle politiche economiche di questo Paese”, ha concluso Cerruti.

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