Lo smog potrebbe avere un ruolo nello sviluppo della malattia di Parkinson secondo uno studio pubblicato su “Nature”, coordinato dall’Istituto Neuromed di Pozzilli e in collaborazione con diverse università italiane. La malattia di Parkinson, la seconda malattia neurodegenerativa più comune dopo l’Alzheimer, ha un’età media di insorgenza intorno ai 60 anni, ma un 5-10% dei casi può manifestarsi già a 20 anni.
Molti fattori di rischio sono stati proposti nel corso degli anni, senza tuttavia giungere a conclusioni definitive. Tra le possibili cause, l’esposizione ai fitofarmaci e agli idrocarburi solventi sono frequentemente citate. L’indagine si è concentrata sull’esposizione alle polveri sottili, in particolare le particelle PM10, che provengono da traffico, attività industriali e riscaldamento domestico, e possono penetrare profondamente nei polmoni.
Queste particelle entrano nel circolo sanguigno e arrivano al cervello, potenzialmente contribuendo a processi neurodegenerativi. Lo studio ha utilizzato dati del progetto Moli-sani, che da 20 anni studia circa 25.000 adulti in Molise, avvalendosi di informazioni raccolte dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Attraverso modelli geostatistici, è stata chiarita la relazione ambientale delle singole persone.
Questo studio fa parte del progetto PNRR Age-It, focalizzato sugli effetti dell’inquinamento e del cambiamento climatico. La scoperta evidenzia l’importanza di integrare la ricerca clinica con politiche per migliorare la qualità dell’aria, al fine di affrontare in modo più efficace le malattie neurodegenerative e promuovere la salute neurologica.
Sintesi AI da StraNotizie.it
Fonte: dirittoallasalute.net