“Come sorella di una vittima di femminicidio, trovare le parole giuste è sempre una fatica immensa. È difficile misurare la rabbia, l’indignazione, la sofferenza”. Chiara Tramontano, sorella di Giulia, uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello mentre era incinta di sette mesi, esprime così il suo dolore sui social. Affronta il difficile compito di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni, ricordando che malgrado la forza necessaria, la sua umanità resta sempre presente. Nell’ambito del processo per ottenere giustizia per Giulia e il suo bambino, Chiara lamenta l’assenza di umanità sia nella società che in tribunale.
Chiara combatte due battaglie: la prima è la paura di diventare un’altra donna ricordata per una morte violenta. La seconda è quella di garantire che nessuna famiglia debba vivere l’incubo di un omicidio impunito o che il colpevole non paghi per le proprie azioni. La sua preoccupazione è quella di trovarsi faccia a faccia con l’assassino di Giulia dopo pochi anni di detenzione, in attesa della sentenza di primo grado che si svolgerà il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Chiara riflette su come l’anima di Giulia, e la sua possibilità di conoscere il nipote, non possa trovare pace con la lettura del verdetto. “Non mi restituirà Giulia, non riavvolgerà il nastro di questo film dell’orrore”, scrive. Giulia, che aveva solo 29 anni, è una vittima di un paese che ha paura delle donne. In occasione del 25 novembre, Chiara annuncia che grideranno giustizia, non solo per Giulia e Thiago, ma per tutte le donne che non possono più far sentire la loro voce.
Chiara sottolinea che dove c’è giustizia, c’è futuro e speranza per le nuove generazioni, affinché possano vivere in un paese senza paura di essere donne. Seppur nel dolore, Chiara invita tutte le donne che sognano un futuro senza paura a unirsi a loro in aula, portando con sé le anime delle vittime come Giulia. La sua lotta personale diventa così un richiamo collettivo per una società più giusta e sicura per tutte le donne.