Celeste Palmieri è stata vittima di femminicidio a San Severo, dove il marito Mario Furio, ex agente penitenziario, l’ha uccisa con un’arma da fuoco. La vicenda si aggrava ulteriormente a causa del malfunzionamento del braccialetto elettronico che avrebbe dovuto proteggerla.
Nella mattina del delitto, Celeste ha incrociato il marito in un supermercato di via Salvemini. Nonostante avesse avvertito i carabinieri temendo per la sua sicurezza, il dispositivo indossato da Furio non si è attivato. Poco dopo, nel parcheggio del supermercato, Furio ha aperto il fuoco, colpendo Celeste, che è stata trasportata d’urgenza all’ospedale Masselli Mascia. Purtroppo, dopo ore di lotta, è deceduta nel pomeriggio.
Celeste aveva avviato la separazione dal marito e aveva presentato diverse denunce per stalking e maltrattamenti, portando le autorità a emettere un divieto di avvicinamento nei confronti di Furio. Nonostante fosse monitorato da un braccialetto elettronico, è riuscito a avvicinarsi senza che il dispositivo si attivasse. Questo evento solleva interrogativi sul funzionamento dei braccialetti elettronici, strumenti introdotti nel 2009 in Spagna per proteggere le vittime di violenza domestica e stalking, rivelandosi efficaci nel ridurre i femminicidi.
Dopo aver ferito Celeste, Furio si è allontanato e ha poi tolto la vita con la stessa arma. Le cause del malfunzionamento del braccialetto potrebbero essere tecniche o derivare da una scarsa comunicazione tra le forze dell’ordine e il sistema di monitoraggio.
Il braccialetto elettronico funziona tramite un dispositivo GPS che permette alle forze dell’ordine di monitorare gli spostamenti del molestatore e intervenire in caso di violazioni delle zone di sicurezza attorno alla vittima. Questo sistema ha portato, in contesti come quello spagnolo, a una significativa diminuzione degli omicidi legati alla violenza di genere, evidenziando la necessità di un corretto funzionamento di tali dispositivi per garantire la sicurezza delle vittime.
Il tragico caso di Celeste Palmieri dimostra come, nonostante le misure di protezione, le vittime di violenza domestica si trovino spesso esposte a gravi rischi, richiedendo una riflessione urgente sull’efficacia di tali strumenti di tutela.