Il 3 dicembre 2024, la Corte di Assise di Venezia emetterà la sentenza per Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin. In aula è presente anche il padre della vittima, Gino Cecchettin, che è stato avvicinato dall’avvocato difensore di Turetta, Giovanni Caruso. Quest’ultimo ha iniziato con una stretta di mano, aggiungendo parole di comprensione per il dolore del padre, sottolineando al contempo la difficoltà del suo lavoro legale.
La Corte deve decidere se infliggere l’ergastolo a Turetta, considerando possibili aggravanti come stalker e premeditazione. Se riconosciute, tali aggravanti comporterebbero una condanna a vita, mentre in caso contrario, il tribunale potrebbe decidere per una pena minore. L’udienza si svolge con tensione, poiché il padre di Giulia si sente offeso dalle dichiarazioni dell’avvocato difensore, che ha cercato di minimizzare la gravità dell’accusa.
La sentenza finale sarà comunicata entro le 15:00 del 3 dicembre, momento in cui si deciderà se confermare l’ergastolo per il 23enne. L’accusa si basa sulla premeditazione, mentre la difesa cerca di dimostrare che le prove raccolte, come messaggi e il contenuto di computer e diari di Giulia, mostrano incertezza da parte dell’accusato.
L’avvocato di Turetta ha anche tentato di contestare l’accusa di stalking, sostenendo che Giulia non avesse timore dell’ex compagno, tanto da concordare un ultimo incontro. La tensione è palpabile sia in aula che fuori, dove le emozioni si intrecciano con la legge. Il risultato della sentenza avrà un impatto significativo sulle famiglie coinvolte e sulla percezione pubblica del caso, evidenziando la complessità delle dinamiche relazionali e delle norme giuridiche riguardanti il femminicidio e la violenza di genere. La comunità attende con ansia il verdetto che potrà segnare un momento decisivo nel percorso di giustizia per Giulia Cecchettin.