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sabato, 14 Dicembre, 2024
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Occhi bassi e qualche lacrima, cosa ha detto

Filippo Turetta, accusato di avere ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, si contraddice e mostra reticenza durante il suo interrogatorio in aula. Davanti alla corte d’Assise di Venezia, Turetta esita a pronunciare il nome della vittima, parlando brevemente e rimanendo con gli occhi bassi per quasi sei ore. La sua relazione con Giulia, durata circa un anno e mezzo, è caratterizzata da possesso e dipendenza, che si manifestano nella sua incapacità di controllare la rabbia dopo la rottura.

Il pubblico ministero Andrea Petroni evidenzia un piano d’azione inquietante in cui Turetta descrive un’intenzione di rapire Giulia e farle del male; la lista di obiettivi include azioni preparatorie come acquistare scotch per legarla e pianificare la fuga. Turetta confessa di essere stato spinto dalla rabbia per la separazione e dal desiderio di riconciliazione. Durante l’udienza, i suoi ricordi del crimine si fanno confusi. Ricorda di aver colpito Giulia nel parcheggio di Vigonovo, dove ha usato un coltello, provocandole ferite mortali. Dopo l’attacco, nasconde il corpo vicino al lago di Barcis.

Turetta, riflettendo sul suo passato, dice di aver ucciso Giulia perché non voleva tornare con lui, esprimendo rabbia e sofferenza per il rifiuto. Le sue parole sono prive di emozioni forti, evidenziando un distacco dalla gravità delle sue azioni. Ammette di avere provato rimpianto e senso di colpa per il futuro, riconoscendo l’ingiustizia del suo gesto e desiderando non aver fatto del male a Giulia, che aveva ancora affetto per lui.

Il padre di Giulia, Gino, rifiuta di ascoltare le difese di Turetta, avendo già capito chi è realmente l’imputato; la vita del prossimo, dichiara, è sacra. La sorella di Giulia, Elena, decide di non essere presente per evitare di rivivere il trauma della perdita. Turetta dedica un passo del suo memoriale alla famiglia di Giulia, esprimendo l’impossibilità di comprendere appieno il loro dolore. Il suo atteggiamento riflette una serie di emozioni complesse, tra cui imbarazzo e disprezzo per se stesso, accompagnati da un riconoscimento della sofferenza inflitta agli altri.

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