Un nuovo caso di influenza aviaria è emerso negli Stati Uniti, con un individuo che ha contratto il virus H5N1 senza alcun contatto diretto noto con animali infetti. Questo caso, registrato in Missouri, rappresenta il quattordicesimo segnalato nel Paese quest’anno e suscita preoccupazioni all’interno della comunità medico-scientifica, poiché generalmente l’influenza aviaria si trasmette dagli uccelli.
L’influenza aviaria è stata identificata per la prima volta negli anni ’50, ma la sua potenzialità di trasmissione agli esseri umani ha acquisito crescente attenzione negli ultimi decenni. Sebbene il numero di infezioni umane rimanga relativamente basso, le conseguenze sono spesso gravi, con un tasso di mortalità che raggiunge quasi il 50% per il ceppo H5N1, in gran parte registrato in Asia, specialmente in aree rurali. I sintomi iniziali includono febbre, tosse secca e dolori muscolari, ma possono rapidamente deteriorarsi fino a causare gravi difficoltà respiratorie.
La diagnosi di influenza aviaria richiede test di laboratorio specifici, poiché i sintomi sono simili a quelli di altre infezioni respiratorie. Non esistono cure specifiche, ma trattamenti antivirali come l’oseltamivir possono migliorare la prognosi se somministrati precocemente. Misure di biosicurezza rigorose e igiene personale sono fondamentali per prevenire l’infezione, anche se attualmente non esiste un vaccino per l’uomo.
Questo nuovo caso di infezione umana ha sorpreso le autorità sanitarie, poiché non ci sono state evidenze di esposizione a pollame infetto. I funzionari del CDC stanno attualmente sequenziando il genoma del virus per determinare l’origine dell’infezione, senza però escludere la possibilità di un’esposizione indiretta. Anche se il rischio di trasmissione tra esseri umani al momento è considerato basso, si sta monitorando la situazione con attenzione, poiché mutazioni nel virus potrebbero aumentare il rischio di trasmissione interumana.
Nirav Shah, vicedirettore del CDC, ha sottolineato che l’apparizione di casi senza legami diretti con fonti animali rappresenterebbe un serio motivo di preoccupazione. La comunità scientifica rimane in allerta per prevenire potenziali focolai futuri, considerando che il contagio interumano potrebbe avere implicazioni gravi a livello globale.