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venerdì, 28 Marzo, 2025
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Mutilazioni genitali femminili: un fenomeno presente anche in Italia

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono una violazione dei diritti delle donne e una forma di violenza di genere, con oltre 200 milioni di donne nel mondo che ne sono state vittime. Anche in Italia, migliaia di donne, comprese minori, subiscono questa pratica, spesso fraintesa come un requisito religioso, sebbene non sia supportata da alcuna fede.

Uno studio dell’ISS e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in vista della giornata mondiale del 6 febbraio, ha mostrato che oltre il 60% dei medici coinvolti in un’indagine nazionale ritiene insufficiente la propria formazione rispetto alle MGF. Circa il 70% non ha informazioni adeguate per indirizzare le pazienti verso centri specializzati. La forma più comune di mutilazione riscontrata è la lesione clitoridea, mentre l’infibulazione si evidenzia principalmente durante il parto.

Molti medici erroneamente associano le MGF a fattori religiosi, mentre i dati suggeriscono che nessuna religione, né islamica né cristiana, richiede tale pratica. Per affrontare queste problematiche, sono previsti corsi di formazione sulla medicina interculturale per sensibilizzare gli operatori sulla questione.

È fondamentale sfatare alcuni luoghi comuni: le MGF non sono pratiche esclusivamente musulmane, non riguardano solo persone poco istruite e non sono un problema limitato all’Africa, ma si verificano in tutto il mondo. Inoltre, la medicalizzazione delle MGF non garantisce maggiore sicurezza, poiché le conseguenze psicologiche e fisiche rimangono gravi. Queste informazioni possono contribuire alla creazione di una rete nazionale per la prevenzione e il trattamento delle MGF, coinvolgendo anche la medicina territoriale e la Croce Rossa.

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