L’affare Streaming Community ha sollevato preoccupazioni recenti, con l’AGCOM che ha avvertito degli eventuali multe fino a 5.000 euro per gli utenti recidivi che accedono a contenuti illegali. Il sistema di sicurezza Piracy Shield rileva gli accessi ai contenuti pirata attraverso l’indirizzo IP, un codice assegnato ai dispositivi connessi a Internet dai provider.
Ogni dispositivo (PC, smartphone, tablet, smart TV) utilizza un indirizzo IP per facilitare la comunicazione dati e garantire che le informazioni raggiungano la destinazione corretta. Gli indirizzi IP vengono generati selon regole internazionali e possono essere dinamici, cambiando con il tempo o passando a reti diverse. In alcuni casi, è possibile impostare un IP statico per un identificativo costante.
Quando si visita un sito, il server registra l’indirizzo IP, il che può diventare un problema se il sito è oggetto di indagini per violazioni del copyright. Anche se un IP non rivela immediatamente l’identità di un utente, i fornitori di servizi Internet possono essere costretti a fornire informazioni alle autorità competenti in caso di indagini. Tale accesso solleva interrogativi sulla privacy, poiché la navigazione su siti pirata espone gli utenti a potenziali sanzioni e monitoraggio.
In Italia, AGCOM e la Guardia di Finanza hanno il potere di richiedere questi dati agli ISP. Pertanto, il rischio di incorrere in multe elevate si concretizza e si consiglia di utilizzare solo piattaforme di streaming legali.
Elaborazione AI: StraNotizie.it
Fonte: tecnologia.libero.it
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