La procura di Milano sta considerando di contestare l’omicidio volontario con dolo eventuale in merito alla morte di Ramy Elgaml, avvenuta la notte del 24 novembre in via Quaranta durante un inseguimento da parte di tre auto dei carabinieri. Le indagini si sono approfondite dopo l’analisi di un video dell’inseguimento di otto chilometri, reso pubblico da Tg3. Attualmente, tre carabinieri sono sotto indagine: il vicebrigadiere al volante per omicidio stradale e altri due per falso e depistaggio.
Il video ha suscitato polemiche, soprattutto per le frasi pronunciate dai carabinieri durante l’incidente. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha inviato una lettera al comandante generale dell’Arma, chiedendo la sospensione dei carabinieri coinvolti, poiché le loro affermazioni sembrano contraddire quanto mostrato dalle immagini. Marco Grimaldi di Avs ha evidenziato la gravità della situazione, comparando l’accaduto a eventi tragici negli Stati Uniti e ha chiesto giustizia per Ramy.
Riccardo Magi di +Europa ha sollecitato chiarezza sull’episodio, denunciando un clima di sicurezza avvelenato dalla propaganda che criminalizza ingiustamente i giovani. Dall’altro lato, Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia ha difeso l’operato delle forze dell’ordine, sottolineando che Ramy aveva forzato un posto di blocco e che era senza casco al momento della caduta.
Infine, Silvia Sardone della Lega ha denunciato un “linciaggio mediatico” nei confronti delle forze dell’ordine e ha sostenuto che le accuse di omicidio volontario e speronamento siano infondate, richiamando l’attenzione sulla tensione di un’operazione difficile. La situazione riflette un acceso dibattito pubblico sulla responsabilità delle forze dell’ordine e la controreazione della politica.