Mentre in Congo la malattia continua a diffondersi, emerge una nuova ipotesi riguardante la sua origine. Un sanitario anonimo attivo in Africa ha dichiarato ad Al Jazeera che la maggior parte dei soggetti infetti ha avuto contatti con animali selvatici prima di manifestare sintomi. Tuttavia, questa affermazione non ha ricevuto conferma ufficiale dalle autorità sanitarie.
L’informatore, descritto come esperto nel suo campo, ha sottolineato che è fondamentale evitare il contatto con animali selvatici, suggerendo che questa potrebbe essere la fonte della malattia. Le autorità non hanno ancora rilasciato commenti definitivi su questa possibilità, né ci sono state conferme riguardo a una connessione diretta tra la malattia del Congo e la malaria. È interessante notare che nell’83% dei casi analizzati, è stata rilevata la presenza del virus della malaria insieme ai sintomi della malattia ad oggetto.
I sintomi della malattia del Congo sono simili a quelli influenzali e includono febbre alta, brividi, dolori a testa, nuca e schiena, oltre a mal di gola, sensibilità alla luce, anemia, difficoltà respiratorie e segni di malnutrizione. Proprio per queste manifestazioni, la condizione è stata anche definita “febbre del Congo”.
Un recente episodio in Italia ha coinvolto una donna ricoverata a Cosenza, che ha mostrato sintomi dopo essere tornata dal Congo. Tuttavia, l’Asl ha escluso la possibilità che vi sia stato contagio, affermando che i controlli hanno reso improbabile l’arrivo della malattia nel paese.
Attualmente, la comunità scientifica rimane divisa sull’origine della malattia. Mentre alcuni esperti ipotizzano che la malattia possa derivare dall’interazione di diversi microrganismi, non è chiaro se la causa sia di natura batterica o virale. Permane quindi un fronte di incertezze e la necessità di ulteriori indagini per comprendere appieno la natura e l’origine di questa patologia. La situazione, ancora in evoluzione, richiede un monitoraggio costante per prevenire nuove infezioni e proteggere la salute pubblica.