Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, ha espresso il suo disappunto riguardo alla gestione della vicenda da parte del Vaticano durante un incontro con studenti all’università ‘La Sapienza’ di Roma. Ha chiarito di non aver nulla contro la religione o la fede, ma ha denunciato il comportamento di alcune persone all’interno del Vaticano, che indossano abiti religiosi ma si comportano come politici. Orlandi ha sottolineato come queste persone abbiano voltato le spalle a lui e alla sua famiglia, lasciandoli in una situazione di abbandono, nonostante la presenza della madre all’interno del Vaticano.
Orlandi ha anche evidenziato il mistero che circonda il nome di Emanuela, definendolo un “tabù” e notando la paura che si percepisce tra le persone che interagiscono con lui. Ha ricordato che Papa Giovanni Paolo II era venuto a casa sua e aveva parlato di terrorismo internazionale riguardo al caso di Emanuela, ma ha criticato il Vaticano per aver sfruttato la situazione per spostare l’attenzione su altre questioni, come il conflitto con l’Unione Sovietica.
Dopo 40 anni, Orlandi ha affermato che il Vaticano sembra ancora intenzionato a ostacolare la verità, nonostante la brutalità che essa possa rivelare. Ha indicato che le istituzioni italiane sono state storicamente soggette all’influenza del Vaticano e ha evidenziato la necessità di rivelare la verità su Emanuela, giudicando questa azione come un passo fondamentale per il bene della situazione.
Orlandi ha menzionato le difficoltà incontrate nel percorso di ricerca della verità, compresi gli ostacoli e le campagne di discredito da parte di alcuni, compresi rappresentanti della magistratura. Ha denunciato il comportamento di alcuni magistrati, come Giuseppe Pignatone, che ha chiuso un’inchiesta non per incapacità, ma per volontà. Nonostante le sfide, Orlandi si è dichiarato determinato a scoprire la verità per Emanuela, sottolineando la sua costante ricerca di giustizia e verità.