Con l’introduzione delle funzionalità di Meta AI in WhatsApp, molti utenti si sono trovati con una nuova caratteristica non richiesta. Questo ha suscitato preoccupazione tra le autorità italiane e il Codacons, che ha presentato un esposto formale all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e al Garante per la Protezione dei Dati Personali. Nel documento si evidenzia una possibile violazione del Regolamento Europeo sulla privacy (GDPR) e del Codice del Consumo.
Al centro delle contestazioni c’è la comparsa di Meta AI nella barra di ricerca, avvenuta senza alcuna comunicazione o consenso esplicito da parte degli utenti. Il Codacons sottolinea che l’integrazione è stata eseguita unilateralmente e non offre meccanismi concreti per disattivare la funzione. Attualmente, gli utenti possono solo ignorare Meta AI, ma non opporsi al trattamento dei dati in background.
L’associazione cita gli articoli del GDPR relativi a liceità, trasparenza e correttezza del trattamento dei dati. Sottolinea anche l’assenza di una base giuridica adeguata per l’attivazione automatica del servizio, in violazione delle leggi che vietano il consenso presunto. Inoltre, il Codacons sostiene che la funzione possa essere considerata una pratica commerciale scorretta, in quanto mira a rafforzare la profilazione degli utenti.
Il Codacons ha chiesto alle autorità di diffidare Meta dalla distribuzione automatica di Meta AI in Italia e in Europa, fino al rispetto di tre condizioni: trasparenza informativa, possibilità di disattivazione e conformità al GDPR. Attualmente, Meta non ha ancora risposto, ma la situazione evidenzia il delicato equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti digitali.
Elaborazione AI: StraNotizie.it
Fonte: tecnologia.libero.it
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