Melissa Satta e Matteo Berrettini dopo un anno di relazione si sono lasciati e la notizia, essendo lui un campione del tennis conosciuto in tutto il mondo, è stata battuta anche all’estero. Nel dettaglio il portale Daily Mail, nel dare la news, ha etichettato lei come una malata di s3sso.
“La stella del tennis Matteo Berrettini e la fidanzata supermodel dipendente dal s3sso Melissa Satta si lasciano dopo un anno ‘molto intenso’ di relazione”: questo il titolo incriminato. Un titolo che è stato ripreso anche da altri siti rendendo di fatto la notizia virale.
“Sono qui a fare un video per cercare di difendermi dai leoni da tastiera”, ha annunciato Melissa Satta dichiarando di denunciare tutti i giornalisti che hanno riportato questa falsità.
“Sono qui ancora una volta a dover tutelare me e mio figlio. Per un anno ho preso secchiate di m3rda per la mia relazione e adesso che la mia relazione è arrivata al termine devo subire altre cose, questa situazione è inaccettabile. Prima di essere un personaggio pubblico sono una donna e una mamma di un bimbo di 10 anni che va a scuola e che ha dei compagni con cui parla, che naviga su internet e che legge tutto quello che viene postato perché purtroppo anche su internet è molto difficile limitare le informazioni che arrivano ai nostri figli. Il mondo online ha fatto vedere il peggio di sé. Non c’è controllo né rispetto. Essendo però un personaggio pubblico ho sempre accettato il gossip e i paparazzi, gli articoli, purché siano fatti con buon senso e siano veritieri, purché rispettino dichiarazioni veramente fatte. Non accetto invece gli articoli che scrivono una marea di str0nzate”.
Melissa Satta, la lettera scritta insieme all’avvocato
Al video sfogo (che dura in totale quattro minuti e che potete recuperare qua sotto), Melissa Satta ha aggiunto un post scritto a quattro mani insieme all’avvocato.
“Ed eccomi qua, ancora una volta costretta ad assumere la mia autodifesa dinanzi al tribunale dell’inquisizione mediatica, senza aver commesso nessun crimine, né alcun comportamento connotato da riprovevolezza morale. Nulla! Questa volta la stampa (e mi scusino coloro che esercitano la professione giornalistica con consapevolezza, impegno e preparazione, se uso un termine che li accomuna a chi utilizza la carta stampata come mero esercizio di sciacallaggio sociale), a proposito della mia discussa “rottura”, non ha mancato di rendere più gustosa la notizia all’evidente fine di vendere qualche copia cartacea o di guadagnare qualche click in più, definendomi come “s3x addicted”.
“Mi hanno causato sofferenze come donna e come madre”
“Ora, sappiate che il solo dover scrivere di me stessa riportando una definizione che mi lacera profondamente richiede una enorme forza psichica perché mi sembra di trovarmi catapultata al banco degli imputati, costretta a difendermi in un sistema perverso nel quale non vige la presunzione di innocenza, ma quella di colpevolezza, per cui, in base a questo un onere probatorio al contrario – se non sarò in grado di provare fatti a mia discolpa – sarò ritenuta colpevole. Ho pensato più volte, e lo penso tuttora, di appartenere ad un mondo di persone a cui il destino ha riservato la fortuna di essere personaggi pubblici e di dover mettere in conto qualche inevitabile invasione nella mia vita privata, ma non è la prima volta che mi vedo costretta a difendermi da qualche pennivendolo che, al fine di stimolare la fantasia dei lettori più sensibili al tema, non manca di inventare storie piccanti sul mio conto, senza minimamente curarsi delle sofferenza causatemi come MADRE, prima che come DONNA e come PERSONA.
E non voglio strumentalizzare il sessismo quale combustibile per alimentare il mio sfogo, né voglio cedere alla facile tentazione di richiamare fatti di cronaca che quotidianamente vedono donne subire i gesti insani di qualche mente disturbata, ma credo che sia tempo che la stampa si assuma le proprie responsabilità e svolga il ruolo dell’informazione secondo i consueti canoni di verità e correttezza, evitando di trasmettere messaggi (in Internet si generano come una forma di virulenta epidemia) che possono sortire effetti devastanti nelle menti più labili”.
“Denuncio!”
“Per questo motivo questa volta giuro a me stessa che non penserò all’episodio in questione come ad un semplice incidente di percorso sull’accidentato cammino della notorietà. No, questa volta sono decisa ad andare in fondo e denunciare qualunque ripugnante imbrattatore di giornali dovesse cedere alla tentazione di denigrami in maniera così immotivata e gratuita e di porre in pericolo la mia stessa incolumità personale! Scusatemi per lo sfogo ma credo che questa non sia una battaglia personale ma di una conquista di civiltà nei confronti del ruolo che l’informazione deve svolgere nella società al giorno d’oggi e delle responsabilità a cui deve essere richiamata. Avv. Marcello Donofrio – Melissa Satta”.
Amen.