Una settimana fa, la partita tra Fiorentina e Inter è stata sospesa a causa del malore di Edoardo Bove, che ha richiamato l’attenzione per la gravità del momento. Fortunatamente, dopo i primi soccorsi e il trasporto in ospedale, il calciatore sta meglio. Durante la trasmissione “Che tempo che fa” dell’8 dicembre, il cardiologo Domenico Corrado ha approfondito il malore di Bove e i controlli medici sugli atleti. Corrado ha sottolineato come l’idea che gli atleti siano immuni da problematiche cardiovascolari sia errata; infatti, anche i sportivi possono avere complicanze cardiache silenti che possono portare a gravi eventi, come l’arresto cardiaco.
In Italia, i controlli di idoneità sportiva sono obbligatori e attuati fin dagli anni ’80. Questi esami sono particolarmente accurati e si basano su elettrocardiogrammi da sforzo, grazie ai quali, come riportato dal cardiologo, si è registrato un abbattimento del 90% della mortalità tra gli atleti sottoposti a screening in Veneto. Tuttavia, Corrado avverte che questo sistema non è perfetto e che alcune patologie possono sfuggire.
Le malattie cardiache che possono colpire gli atleti sono varie e dipendono dall’età. Negli atleti senior, la causa più comune è la malattia aterosclerotica delle coronarie, spesso provocata da ischemia miocardica. Negli atleti più giovani, come nel caso di Bove, esistono numerose patologie cardiache, che possono essere genetiche, congenite o acquisite, e il monitoraggio è fondamentale per la loro identificazione.
Dopo il malore, Bove è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva cardiologica dell’ospedale Careggi di Firenze. Attualmente è sveglio e cosciente, con un miglioramento delle sue condizioni. Nelle prossime settimane, si prevede che riceverà un defibrillatore sottocutaneo, un dispositivo salvavita attivabile in caso di tachicardia o fibrillazione ventricolare. Sebbene Bove possa tornare a giocare a calcio, ciò potrebbe avvenire solo all’estero, poiché in Italia la normativa è più severa riguardo all’uso di tale dispositivo. Questa situazione ricorda il caso di Christian Eriksen, che dopo un malore negli Europei 2021 ha ripreso a giocare dopo aver installato un defibrillatore sottocutaneo, ma ha dovuto lasciare l’Italia.