La morte di Mattia Cossettini, un bambino di 9 anni originario di Tricesimo, è avvenuta a causa di un tumore al cervello complicato da un’infezione da polmonite batterica. La famiglia si trovava in vacanza a Marsa Alam quando il bambino ha iniziato a manifestare i suoi primi sintomi. Il 6 gennaio, dopo aver sofferto di forti mal di testa, vomito e convulsioni, è stato portato d’urgenza all’ospedale di Marsa Alam, dove, secondo i medici, era già clinicamente morto al suo arrivo.
Una TAC ha rivelato la presenza di un’emorragia cerebrale dovuta a un tumore. A rendere la situazione ancora più grave è stata l’infezione da polmonite batterica, che ha portato all’arresto cardiaco. Nonostante i tentativi di rianimazione, il bambino non ha risposto ai trattamenti.
I genitori di Mattia non erano a conoscenza della sua malattia e affermano che non hanno mai sospettato di alcuna condizione di salute che potesse essere letale. Dopo il tragico evento, la coppia ha deciso di non rilasciare dichiarazioni, ritornando in Friuli-Venezia Giulia, in attesa del rientro della salma.
Il primo segnale preoccupante era comparso durante una gita in barca, quando Mattia aveva perso conoscenza per alcuni attimi e lamentato un forte mal di testa. Rientrato al villaggio turistico, era stato visitato nell’ambulatorio interno dove i medici gli avevano diagnosticato un colpo di sole, prescrivendogli del riposo. Tuttavia, poco dopo, il bambino aveva nuovamente perso conoscenza.
I genitori credono che il ritardo nel ricevere cure adeguate abbia contribuito al tragico epilogo. Hanno criticato la struttura ospedaliera, definita “per modo di dire”, lamentando la carenza di attrezzature specialistiche e la lentezza nel trasferire il figlio verso un centro più adeguato.
Mattia era descritto come un bambino vivace e sano, frequentava la quarta elementare e aveva una passione per i vigili del fuoco, ispirata dalla figura del padre volontario. La scuola ha attivato un supporto psicologico per aiutare i compagni di classe a elaborare il lutto, testimoniando l’affetto e la stima che il piccolo suscitava in chi lo conosceva.