Marco Patarnello è diventato il bersaglio del governo Meloni a seguito di una sua email in cui ha descritto la premier più pericolosa di Silvio Berlusconi. Questo scambio, emerso da una discussione nell’Associazione nazionale magistrati, ha sollevato un acceso dibattito. Patarnello ha criticato il comportamento politico di Meloni, sottolineando che le sue decisioni si basano su visioni politiche piuttosto che su interessi personali, come accadeva con Berlusconi. La sua affermazione che occorra “porre rimedio” alla situazione ha acceso ulteriormente le polemiche.
Meloni e alcuni membri della sua maggioranza hanno etichettato le osservazioni di Patarnello come parte di un “complotto”. Il contesto riguarda la decisione dei giudici romani di riportare in Italia i migranti trasferiti in Albania, un’operazione che ha causato scontento per le spese sostenute. La reazione di Meloni è stata rapida e aggressiva, alimentando la narrativa di una magistratura che complotta contro il governo.
In un’ulteriore lettura delle email, Patarnello esorta a non fare opposizione politica, ma a difendere l’indipendenza della giustizia. Questo richiamo mirava a un documento di tutela per i giudici, specialmente dopo le critiche ricevute dalla giudice Iolanda Apostolico, che aveva disapplicato un decreto governativo.
La situazione è diventata un tema scottante, con il governo Meloni che intende bypassare il blocco imposto dalla magistratura e punta a un decreto legge per aggiornare periodicamente l’elenco dei paesi considerati sicuri. La richiesta di Patarnello al Csm per una reazione netta ha risuonato con altri magistrati preoccupati per le reazioni del governo alle recenti decisioni giuridiche.
Marco Patarnello, conosciuto per le sue posizioni moderate, è un magistrato del Tribunale di sorveglianza di Roma, ex vice segretario del Csm ed è associato a Magistratura democratica, un’organizzazione che promuove il rispetto dei diritti umani e la protezione delle differenze e dei diritti delle minoranze. La sua figura incarna ideali di giustizia che sono attualmente messi alla prova dalla politicizzazione della magistratura nel contesto dell’attuale governo.