Se la pandemia fa meno paura, la nuova emergenza è il long Covid, che colpisce 1 persona su 3, anche tra i giovani, contagiata dal virus. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, sarebbero 65 milioni nel mondo e 17 milioni in Europa le persone alle prese con la lunga coda dell’infezione, una sindrome caratterizzata dalla ‘fatigue’, che provoca una prolungata e invalidante spossatezza, associata a debolezza muscolare, insonnia e tachicardia. Un gruppo di ricercatori italiani ha scoperto che la responsabile di questa fatigue è l’arginina, un amminoacido prodotto naturalmente dall’organismo, che stimola l’ossido nitrico, enzima chiave per una corretta funzione immunitaria e vascolare
Lo studio sul long Covid, condotto dalla Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs – Università Cattolica campus di Roma e in corso di pubblicazione sull”International Journal of Molecular Sciences’, si inserisce in un filone di ricerca che, con una recente pubblicazione sulla rivista Nutrients, attestava l’efficacia dell’azione sinergica di arginina e vitamina C nel ridurre la stanchezza cronica e migliorare la performance funzionale.
Nel nuovo lavoro, il gruppo coordinato da Francesco Landi, past president della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) e direttore del Dipartimento di scienze dell’invecchiamento ortopediche e reumatologiche del Policlinico Gemelli, ha messo in luce che nei pazienti con long Covid si verifica un’alterazione del metabolismo dell’arginina. E ha dimostrato, inoltre, che la somministrazione di 1,6 grammi di arginina e 500 mg di vitamina C liposomiale, per 28 giorni, riporta il metabolismo dell’arginina a un livello normale e consente di contrastare efficacemente la ‘fatigue’.
Lo studio ha coinvolto 57 persone, 46 adulti con long Covid a otto mesi dalla diagnosi e 11 persone abbinate per sesso ed età senza evidenze di precedenti infezioni da Sars-CoV-2. I pazienti con long Covid sono stati divisi in due gruppi: 23 hanno ricevuto il mix di arginina e vitamina C liposomiale e gli altri 23 un placebo per un periodo di 28 giorni. “Prima di iniziare il trattamento abbiamo misurato le concentrazioni di arginina nel sangue, osservando livelli significativamente più bassi nei pazienti con long Covid – racconta Landi, coordinatore dello studio -. Alla fine dei 28 giorni abbiamo scoperto che le concentrazioni di arginina nel sangue dei pazienti con long Covid è salita, raggiungendo livelli ‘sani’ come quelli rilevati nei pazienti appartenenti al gruppo di controllo”.
“Abbiamo dimostrato per la prima volta che il metabolismo dell’arginina è alterato nei pazienti con long Covid rispetto alle persone senza storia di infezione da Sars-Cov-2 – sottolinea Matteo Tosato, coautore dello studio e responsabile Unità operativa Day Hospital post-Covid, Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma -. L’arginina è un indispensabile amminoacido alla base di molteplici funzioni ed è coinvolta principalmente nella sintesi di ossido nitrico, che gioca un ruolo chiave nella reattività endoteliale in risposta all’esigenza dei diversi tessuti, favorendo un corretto apporto di sangue in relazione alle loro necessità, migliorando così la performance funzionale”.
“Attualmente in assenza di trattamenti disponibili contro una sindrome di cui ancora sappiamo ben poco, ripristinare i valori di arginina potrebbe rappresentare una nuova strategia integrativa efficace – chiosa Landi – contro la ‘fatigue’ da Long Covid, che può essere associata a disfunzioni immunitarie e vascolari, che a loro volta aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari”.