La nuova riforma del Codice della Strada prevede importanti novità per i monopattini elettrici, come l’obbligo di targa, assicurazione e casco, oltre a indicatori luminosi per svolta e frenata e il divieto di circolazione al di fuori dei centri urbani. Tuttavia, Giorgio Cappiello, Senior Government e Partnership Manager Italia di Bird, la definisce “schizofrenia legislativa”, sostenendo che i monopattini privati continueranno ad essere esclusi dalle strade. Secondo Cappiello, l’attuale legislazione prevede già obblighi significativi per il settore dello sharing, comprese assicurazioni e casco per i minorenni, nonché campagne informative e monitoraggio delle aree operative.
Il manager sottolinea che, nonostante la normativa imponga l’obbligo di casco per la mobilità in sharing, esso ricade sulle spalle dell’utente e non sull’operatore. Non è possibile trasportare nulla sul monopattino, quindi ci si chiede come possa un legislatore introdurre un obbligo che non può essere rispettato. Inoltre, emergono problematiche anche in merito all’assicurazione; la riforma prevede l’applicazione della rc auto ai monopattini, ma esiste una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che esclude i veicoli a trazione elettrica che raggiungono i 20 km/h da tale obbligo. Cappiello afferma che impiegare una norma contraria al diritto dell’Unione non è praticabile.
La riforma richiede anche che i veicoli siano dotati di contrassegno, il cui costo sarà a carico della zecca poligrafica dello Stato, ma la sua mancanza comprometterebbe l’applicazione della norma. Cappiello sottolinea l’importanza del contrassegno come strumento di controllo da parte delle forze dell’ordine e si chiede come possano verificare la situazione senza di esso. La società auspica che il governo consulti l’industria durante l’implementazione delle nuove regole. Cappiello definisce la norma “ideologica”, evidenziando che nel 2022 i monopattini sono stati coinvolti solo nello 0,5% degli incidenti stradali e sottolinea che giuridicamente sono paragonabili ai velocipedi. Conclude affermando che saranno i comuni a dover gestire le conseguenze di questa normativa.
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